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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

L’analisi della ripartenza nel turismo e del consolidamento dell’imprenditoria giovanile nell’agroalimentare.
Economie dei luoghi e modelli di sviluppo
E’possibile fare nascere dal basso (ed in parte già sono nate) nuove filiere che mettono insieme imprese del turismo (e dei servizi ad esso collegati) e del mondo dell’agricoltura e della trasformazione dei suoi prodotti, generando “ibridi fertili”.

In provincia di Salerno è possibile recepire due segnali importanti in questa parte dell’anno. Il primo è l’ottimo risultato derivante dai primi consuntivi della stagione turistica che archiviano in maniera eloquente le difficoltà degli anni scorsi legati al grave ciclo recessivo. Il secondo è lo strutturale consolidamento della tendenza degli imprenditori under 35 ad investire nella filiera dell’agroalimentare. Possono sembrare tessere di due mosaici diversi. E molto probabilmente in molti casi è proprio così. Ma, in realtà, turismo ed agroalimentare costituiscono due pilastri molto importanti per costruire un modello di sviluppo ritagliato su misura del nostro territorio (oltre che, ovviamente, di larghissima parte del Mezzogiorno). Anzi, se veramente si intende prendere in considerazione l’unica prospettiva in grado di contribuire all’irrobustimento della ripartenza economica in atto (con tutte le difficoltà, per così dire, storiche che restano irrisolte), non si può non immaginare percorsi che pongano al centro dell’attenzione l’integrazione dei “turismi” con il bacino di ricchezza attrattiva costituito dall’agricoltura e dalle attività di trasformazione ad essa connesse. La svolta epocale in atto dal punto di vista degli stili di vita legati al food è – senza dubbio – una grande occasione per riposizionare ed ampliare i target del “prodotto” turismo del Sud, ma anche per (ri) orientare le strategie di crescita delle imprese del primario e dell’alimentare. In altre parole – come anticipato dal Censis già nell’ambito di Expo 2015 – è possibile fare nascere dal basso (ed in parte già sono nate) nuove filiere che mettono insieme imprese del turismo (e dei servizi ad esso collegati) e del mondo dell’agricoltura e della trasformazione dei suoi prodotti, generando “ibridi fertili” in termini di valore aggiunto, occupazione, promozione dei territori. Il fenomeno dei percorsi enogastronomici – per fare un esempio importante – si è trasformato in altre parti d’Italia anche in turismo industriale, e può generare molto altro ancora. Come pure il forte appeal degli agriturismi è in una fase fortemente espansiva, ma non sempre incanalata verso segmenti ad maggiore redditività.

L’economia dei luoghi, insomma, ha molto da esprimere e non può continuare sempre ad attingere alla sua spinta auto-propulsiva. Né giovano le frequenti dichiarazioni di “paternità” provenienti non solo dalla politica e delle istituzioni, ma anche da mille altri soggetti che con essa a vario titolo interagiscono. L’economia dei luoghi si costruisce pazientemente partendo dall’ascolto degli attori che ne costituiscono il vero profilo complesso e disomogeneo, privilegiando il criterio dell’inclusività. E’ evidente che l’economia dei luoghi si intreccia con le identità più profonde dei territori, come pure che l’aggregazione di imprese – magari in contratti di rete – è sempre un’operazione non semplicissima. Ma occorre cogliere i fermenti positivi che si ravvisano, e, soprattutto, guardare al bicchiere mezzo pieno. E’ necessario un salto di qualità nella programmazione, ma prim’ancora nella capacità di visione nel medio e nel lungo periodo. E’ fuor di dubbio che la programmazione dello sviluppo non può sintonizzarsi ancora sulle scadenze elettorali. Le condizioni per attrezzare un disegno condiviso e radicato mai come in questo momento ci sono tutte. La strada maestra è sempre quella dei partenariati pubblico/privato. Può essere il momento della svolta. Ma con tutto quello che è successo fino ad oggi è lecito avere qualche fondato dubbio.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

@PappalardoE

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Turismo ed agroalimentare, filiere da integrare
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