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di Giuliano D’Antonio*
Ogni anno i numeri messi insieme da Legambiente in materia di criminalità ed illegalità ambientali ci raccontano una faccia dell’Italia assolutamente intollerabile e, purtroppo, ben viva e vegeta. Il rapporto Ecomafia 2019 evidenzia la gravissima situazione nella quale si trova la nostra regione. “Nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia) – si legge in una nota di sintesi – lo scorso anno si è concentrato quasi il 45% delle infrazioni, pari a 12.597”. E ancora: “Anche quest’anno la Campania domina la classifica regionale delle illegalità ambientali con 3.862 illeciti (14,4% sul totale nazionale), seguita dalla Calabria (3.240) – che registra comunque il numero più alto di arresti, 35 –, la Puglia (2.854) e la Sicilia (2.641)”. E non è finita: “La Campania domina anche la classifica regionale delle illegalità nel ciclo del cemento con 1.169 infrazioni, davanti a Calabria (789), Puglia (730), Lazio (514) e Sicilia (480). A livello provinciale, guidano la classifica Avellino e Napoli con rispettivamente 408 e 317 infrazioni accertate”.
Con quali “tecniche” criminali si raggiungono questi risultati? “La corruzione – spiega il Rapporto – resta lo strumento principe, il più efficace, per aggirare le regole concepite per tutelare l’ambiente e maturare profitti illeciti. Dal 1° giugno 2018 al 31 maggio 2019 sono ben 100 le inchieste censite da Legambiente e che hanno visto impegnate 36 Procure, capaci di denunciare 597 persone e arrestarne 395, eseguendo 143 sequestri. Se nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso se ne sono contate 43, che fanno il 43% sul totale, è il Lazio la regione con il numero più alto di inchieste, 23, seguita da Sicilia (21), Lombardia (12), Campania (9) e Calabria (8)”.
Lo scenario generale.
Va detto che nel 2018 “cala, seppur di poco, il bilancio complessivo dei reati contro l’ambiente che passa dagli oltre 30mila illeciti registrati nel 2017 ai 28.137 reati (più di 3,2 ogni ora) accertati lo scorso anno, soprattutto a causa della netta flessione, fortunatamente, degli incendi boschivi (-67% nel 2018) e in parte alla riduzione dei furti di beni culturali (-6,3%)”. Ma occorre aggiungere che “l’aggressione alle risorse ambientali del Paese si traduce in un giro d’affari che nel 2018 ha fruttato all’ecomafia ben 16,6 miliardi di euro, 2,5 in più rispetto all’anno precedente e che vede tra i protagonisti ben 368 clan, censiti da Legambiente e attivi in tutta Italia”.
E merita grande attenzione anche il dato inerente alle illegalità nel settore agroalimentare: “ben 44.795, quasi 123 al giorno, le infrazioni ai danni del Made in Italy (contro le 37mila del 2017) e il fatturato illegale – solo considerando il valore dei prodotti sequestrati – tocca 1,4 miliardi (con un aumento del 35,6%)”.
*Presidente Fonmed (Fondazione Sud per la Cooperazione e lo Sviluppo del Mediterraneo)
(Fonte: Com. Stampa- legambiente.it/ 04.07.2019)

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