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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Non è, per una volta, una questione di soldi che non ci sono, il Recovery aspetta.
E’ partita l’ultima sfida, vietato sbagliare
La politica è apparsa molto lontana dal dare risposte adeguate. Ma adesso comincia un altro percorso, il più difficile. Occorre recuperare, prima di tutto, la reale dimensione delle cose da fare. E, poi, agire con efficienza e tempestività.

A volte gli eventi politici – ma non solo – vivono accelerazioni che sembra difficile prevedere, anche se quando si prova a rileggerli, appaiono, più o meno, abbastanza scontati. Eppure, quando accadono, avvolgono ogni cosa in una dimensione complessa, mai aperta a una, più o meno facile, chiave di lettura. E’ tipico delle gravi crisi che prendono spunto dalla politica per, poi, avvolgere gli altri ambiti nei quali si articola lo scenario sociale. Fino a quando si arriva al punto che si impone una riflessione non convenzionale sulle cose da fare, senza più perdere tempo in tanti passaggi che, pure, la politica con le sue articolazioni – così distanti dalla realtà – ha avuto la capacità di mettere al centro della discussione, incurante di tutto quello che stava accadendo (o non accadendo). La crisi che si è sviluppata nelle ultime settimane intorno al governo Conte (2), dopo il Conte (1) e verso il Conte (3) – poi deragliato aprendo il percorso al presidente Draghi – ha assunto le caratteristiche, proprio mentre accadeva, di descrivere, senza alcuno sforzo, quali sentieri sempre più attorcigliati possono susseguirsi quando viene a mancare la piena centralità dell’interesse generale. Quando, cioè, diventano prevalenti altre considerazioni partitiche che, in fin dei conti, non fanno altro che ridimensionare i riferimenti principali per un governo chiamato a rispondere alle problematiche – o meglio, alle emergenze – di un Paese da troppo tempo alle prese con la costante incapacità di smuovere gli ostacoli che, ormai, hanno raggiunto dimensioni inquietanti.

Si è riusciti a rendere quasi “normale” una condizione di emergenza che va, invece, affrontata con grande sforzo comune, provando, intanto, a governare nel migliore dei modi possibili, con le necessarie competenze ed esperienze, antiche e radicate insufficienze, a partire da quelle economica e finanziaria. Ma, nel frattempo, contrastando il più possibile il fenomeno epidemico. E, soprattutto, provando ad offrire una buona prova sul versante della programmazione – che, poi, va completamente attuata – agganciata a quelle che restano le emergenze di un Paese che può cogliere la grande occasione per compiere la svolta attesa da tanti anni, forse troppi.

E, quindi, la fase accelerativa che ha preso forma impone ora a tutte le componenti di riposizionarsi partendo da un segno di comunanza, che deve prendere il sopravvento, senza per questo rimuovere differenze e ostilità, che, in ogni caso, permarranno nello spirito di una contrapposizione politica sempre presente.

In altre parole, a sfascio, ormai, compiuto e ampiamente diffuso, resta la strada di ripartire provando a identificare con chiarezza quali sono veramente le cose da fare per non continuare a perdersi – senza raccogliere nulla – in percorsi assolutamente inadeguati alle sfide già consolidate all’orizzonte.

Non è, per una volta, una questione di soldi che non ci sono – il Recovery aspetta – ma si tratta di provare a superare, nel migliore dei modi, altri “rallentamenti” ormai strutturali: da quello burocratico/amministrativo, solo per fare un esempio, alla riconfermata incapacità di individuare e perseguire obiettivi in grado di riequilibrare il profilo economico e produttivo di un Paese che perde terreno da troppo tempo.

Quella che appare come un’ultima sfida – da non perdere – è partita. La politica fino a questo momento è apparsa molto lontana dal dare risposte adeguate.

Ma adesso comincia un altro percorso. Vietato sbagliare.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

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