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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Cstp, occasione perduta

In tempi come quelli che stiamo attraversando diventa un esperimento inutile, forse ozioso, andare a fare l’elenco delle occasioni perdute dalla politica per cercare di ritrovare un minimo di presentabilità agli occhi dei cittadini-elettori. E’ un esercizio che la stessa politica mette, invece, in pratica se non altro per strumentalizzare a proprio vantaggio le colpe che ha, scaricandole sugli avversari. La vicenda del Cstp ne è un esempio lampante. Pare quasi che il problema principale, in questo momento, sia proprio stabilire l’attribuzione delle “colpe” e non – nel disastro attuale – provare, al contrario, a recuperare quel minimo di dignità e responsabilità che potrebbe (forse) consentire di non ritrovarsi anche – anche – con un altro disagio sociale grave. Sempre a danno, principalmente (ma non solo), di quelli che vengono per ultimi. In tempi di memorie digitali sono scomparse le memorie storiche: tutto si condensa in un “attimo per attimo” che cancella con un colpo di spugna percorsi, storie, decisioni, contrapposizioni, imposizioni, arroganze, clientele, contro-clientele, facili elettoralismi che per anni – compresi gli ultimi – hanno riguardato l’azienda di trasporto pubblico della nostra provincia. Una vicenda che diventa, quindi, paradigmatica di un certo modo di portare avanti lo scontro politico, facendolo assurgere a contrapposizione istituzionale, fino a penalizzare intere comunità per motivazioni che nulla c’entrano con il dovere di offrire un servizio pubblico almeno decente ai cittadini. Siano essi abitanti di Napoli, Caserta, Avellino, Benevento o Salerno. Insomma, un’altra occasione perduta per ristabilire un mimino di fiducia tra governanti e governati, tra quanti dovrebbero rappresentare gli interessi generali di una comunità intesa nella sua interezza e spettatori di “teatrini” che continuano a svolgersi nelle solite (non tanto segrete) stanze. Lo “scontro politico” si è trascinato anche sulla nomina dei liquidatori del Cstp: i liquidatori – rendiamocene conto – coloro che dovranno certificare la “morte” legale del Consorzio. Perché? Perché la politica già pensa a future spartizioni, a spezzatini, a minestre e papocchi di vario genere. Sulle spoglie del Cstp. Come i barbari calati a Roma, non è bastato ridurre in cenere l’azienda: ora bisogna impossessarsi del “bottino” che resta. Niente di imprevedibile, per carità. Di che cosa vogliamo più scandalizzarci dopo quello che è venuto fuori dalle indagini sulla gestione dei fondi pubblici di cui beneficiano i partiti? A confronto con quanto accaduto dalle parti della Padania, la vicenda-Cstp – se non fosse per il dramma di centinaia di lavoratori che si ritroveranno alla fine della giostra in condizioni di precarietà estrema, se non senza occupazione – si configura come sorta di operetta in versione tipicamente salernitana. E, allora, l’occasione perduta assume rilevanza particolare perché proprio in questo momento si è avuta la conferma che non ci sono più margini di recupero della funzione di governo minimale dei servizi essenziali per la comunità che si dovrebbe amministrare con lungimiranza nel corso di una crisi che non accenna a passare. Ogni volta che c’è una prova seria da superare, una verifica reale della capacità di “fare sistema” istituzionale e trovare una via d’uscita al problema che la politica stessa ha creato, si materializza la sconfitta di un quadro istituzionale che – al di là delle “colpe” dei singoli (che non sono tutti uguali e non sono tutti responsabili alla stessa maniera, questo è davvero evidente) si conferma per quello che è: “inadeguato” e sterilmente rissoso. Altro che “sindacato del territorio” e gioco di squadra. Meno male che imprenditori, categorie produttive e sindacati lo hanno ben compreso e stanno provando a fare da soli. E’ l’unico segnale positivo in un contesto francamente depressivo e “piccolo piccolo”. ERNESTO PAPPALARDO direttore@salernoeconomy.it


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