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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

La tempistica che emerge non appare particolarmente rapida e risolutiva.
Crisi profonda, sul tappeto il problema Sud
Prende forma nella sua gravità la complessa condizione dell’area meridionale del nostro Paese che gravita in una situazione particolarmente difficile, in attesa – da anni e anni – della realizzazione di un preciso disegno (con relative e sufficienti risorse) da portare a termine senza altri tentennamenti.

Si delinea sempre con maggiore chiarezza – proprio mentre si riattivano (più o meno) tutti i principali flussi economici e produttivi – il quadro della crisi che è inevitabilmente collegata a quanto accaduto nei mesi scorsi. Prendono forma, cioè, numeri, tendenze, proiezioni che sono alla base di ogni ragionamento valido per comprendere bene (senza alcuna finalità tesa a stimolare ritorni “positivi” a prescindere dalla realtà delle cose) verso quale scenario siamo incamminati. Non sono poche le voci che invitano a riflettere a fondo sulle ipotesi di rilancio e di ricollocazione economica di intere aree che, per la verità, erano già in netta difficoltà ben prima di tutto quanto si è verificato. Naturalmente, la questione investe prioritariamente l’area meridionale del nostro Paese che gravita in una situazione particolarmente difficile, in attesa – da anni e anni – di un preciso disegno (con relative e sufficienti risorse) da realizzare senza altri tentennamenti. La riflessione, in queste giornate, è stata ampia e densa di segnalazioni interessanti. Insomma, non mancano spunti e riferimenti di cui tenere conto con la dovuta attenzione. Ma – è evidente – la tempistica che si delinea, nonostante la politica richiami frequentemente (credendoci sul serio?) l’urgenza delle cose da mettere in campo, non appare particolarmente rapida e risolutiva. Ovviamente c’entrano – in ordine di responsabilità – la complessa macchina burocratica, la capacità attuativa di un Paese che proprio nelle giornate della crisi ha dimostrato, accanto alla forte volontà di risolvere e curare il problema sanitario (che non è stato e non è cosa da poco), la grave e profonda difficoltà delle forze chiamate non solo a progettare, ma ad attuare i provvedimenti che devono – per forza della situazione nella quale ci troviamo –  provare a tirarci fuori da un contesto che non ha termini di paragone con quanto accaduto in passato.

Invita a riflettere la delineazione socio/economica – che si va solidificando da non poco tempo – di circuiti abbastanza evidenti: da una parte nuclei, personalità e aggregati familiari che non hanno alcuna difficoltà evidente (al momento) nell’affrontare la situazione che ha preso forma; dall’altra un vasto arcipelago che punta alla gestione e al contenimento assoluto delle spese, oltre che a mantenere la piena vitalità professionale, pur vivendo in condizioni oggettivamente difficili. E’ questa parte – nettamente più ampia – di articolazione sociale che richiede la massima attenzione proprio perché appare quella che dovrà sostenere il percorso più difficile e complesso. E proprio partendo dall’analisi di quanto già avviene nella quotidianità di questa nuova e sempre più ampia “fascia” sociale possiamo renderci conto che nella media e lunga durata si apre un percorso chiamato a dare risposte ma che mostra già evidenti limiti di programmazione (e di attuazione).

La ricerca delle risorse utili da destinare alla spesa per gli interventi che saranno ritenuti necessari a sostenere la maggioranza della popolazione in difficoltà deve intrecciarsi con l’individuazione di una metodologia gestionale (e di programmazione) in grado di prendere spunto dall’analisi seria ed approfondita di quanto si va delineando. In altre parole, le nefaste esperienze che si sono verificate tante volte al Sud possono essere di aiuto per consentire di mettere in campo interventi che non si trasformino – come troppo spesso accaduto – in sostegni strutturali al reddito (che pure sono indispensabili), lasciando che tutto il resto si trascini in un nulla di fatto dal punto di vista della ricerca effettiva, invece, di una vera e propria risoluzione (da vari punti di vista) di lungo periodo. E’ in questo contesto che la grave crisi in atto può offrire l’opportunità di mettere in campo strumenti importanti, che offrano forte il segnale di una nuova e vera frontiera di nuove risposte basate sul più vero e autentico bisogno che emerge: lavoro e produzione di reddito. Sembrano le solite ovvietà, ma, invece, confermano come tutto sia ancora in una fase dove la programmazione – per molti versi confusa – corre il rischio di arretrare per favorire interventi concentrati sulla piccola (piccolissima) distanza.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

 

 

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