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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Il racconto che sembra aprire uno spiraglio di luce verso gli anni che verranno.
Costantino, i cristiani, la sopravvivenza e il nuovo mondo
Il peso ed il valore di un’eredità storica, quella di Roma, che transita ancora giovane in questo periodo di passaggio che deve fare i conti con le eredità mai risolte del passato recente e più antico.

“I diversi culti religiosi che si osservavano nel Mondo romano, erano tutti considerati dal popolo come egualmente veri; dal filosofo come egualmente falsi, e dai magistrati come egualmente utili”, (Storia della decadenza e caduta dell’Impero Romano, Edward Gibbon).

Seguire e provare a comprendere bene l’evolversi della storia di Roma, soprattutto in una fase cruciale, come quella dell’epoca di Costantino, può essere di aiuto, talvolta, a comprendere meglio come maturano decisioni e passaggi rilevanti che, poi, influenzano, l’arco di secoli.

La sensazione che si avverte in questo passaggio attuale che stiamo vivendo e che in tanti definiscono effettivamente “storico” in base al comune cammino che si sta profilando, è che siamo di fronte a scelte (e decisioni, inevitabilmente, destinate ad affermarsi) che assumeranno il valore sostanziale di “curve” strutturali avviate a rimanere nelle sequenze di date in grado di indicare con precisione quelle svolte che sono state intraprese da macro-porzioni di aggregati sociali (dominanti) destinate ad influenzare vasti periodi di tempo successivo.

Perché all’inizio di questo ragionamento la citazione di Gibbon riferita all’evoluzione della diversa considerazione dei culti religiosi da parte del popolo, dei filosofi e dei magistrati? Perché ben si adatta – per larghe linee, ovviamente – alla varia ripartizione delle valutazioni non tanto di ordine religioso, ma soprattutto economico e sociale che proprio in questi momenti, anche inconsapevolmente, i “regnanti”, i politici, i governanti sono chiamati ad esprimere o esprimono in maniera del tutto inconsapevole.

Costantino – racconta alla perfezione, inserendosi da vero poeta della storia tra fatti e interpretazione dei fatti Corrado Augias (“La fine di Roma. Trionfo del cristianesimo, morte dell’impero”, Einaudi , 2022, pagg. 194-211) – con l’editto di Milano (313 d.C.)  che “ammise il cristianesimo tra i culti che potevano essere liberamente praticati”, ufficializza l’inizio, per così dire, riconosciuto di un passaggio così ben strutturato che durerà secoli e, dopo tante variazioni, è giunto fino a noi.

Costantino aveva, quindi, scelto di concedere ai cristiani (ma anche a tutti gli altri) di seguire la religione alla quale avevano aderito. Ma, Costantino, poteva dirsi un cristiano o, invece, da politico aveva ritenuto che fosse – la sua – la scelta più giusta? A leggere bene la sequenza della vita privata, si capisce che aveva agito da politico, come conferma pure la sua scelta di farsi battezzare solo sul letto di morte. Come pure, negli anni del suo regno, sulle monete permangono impresse le figure di Giove, Marte, Elio eccetera eccetera. Costantino, quindi, sa bene che non deve urtare la sensibilità  di coloro che sono rimasti nella scia dei vecchi culti (che restano, va precisato, la maggioranza della popolazione e delle parti più rappresentative nelle oligarchie di potere), né degli aderenti alla nuova religione cristiana. Nel frattempo, però, procede attraverso mutazioni in qualche modo radicali: archivia il supplizio della Croce, vieta le lotte per la morte tra i gladiatori, consente a qualche comunità cristiana (non pochissime) di riappropriarsi dei beni posseduti e, poi, sequestrati.

Come pure, Costantino, inizia le persecuzioni non a danno del nuovo culto, ma contro chi (Ario e i suoi seguaci, per esempio) aveva danneggiato i cristiani anche se aderente a una corrente cristiana (ritenuta eretica). Arriva, Costantino, a convocare un concilio a Nicea (325 d.C.) – da non battezzato – per fare rientrare lo scisma di Ario e affermare un principio che si protrae ancora nel nostro tempo: Padre e Figlio sono “consustanziali”, Gesù Cristo (nato dal Padre), quindi, è stato generato – non creato – della stessa sostanza del Padre.

Si tratta di passaggi estremamente rilevanti, che preludono a un contesto più ampio e generale che va letto nel contesto storico che perpetua la vera e grande svolta che ancora si riflette nel nostri giorni. Dopo il 313 d.C. i cristiani – sulla base materiale della depredazione degli antichi templi pagani – possono perpetuare i propri riti e usufruire delle basiliche che l’imperatore autorizza a costruire, destinandole a loro. Costantino arriva a percepire che deve erigere edifici con la valenza della consacrazione al cristianesimo perché deve essere chiaro a tutti che il cambiamento è avvenuto. Senza però – intelligenza della politica – intaccare il tessuto urbano delle città. Ed ecco, allora, la valorizzazione di strade consolari fondamentali (Appia, Nomentana Tuscolana) attraverso luoghi di culto cristiani, recuperando legami con componenti delle famiglie imperiali o con esponenti dell’apostolato. Poi si passa, piano piano, a lavorare e ad arricchire lo scenario religioso dentro le mura (la prima basilica – ricorda Augias – è l’attuale cattedrale di Roma, San Giovanni in Laterano).

E’ importante tenere conto di questa complessa eredità storica, perché solo così potremo attraversare questo difficile e articolato periodo – che dovrà transitarci, per forza di eventi e di cose accadute e destinate continuativamente ad accadere – aperto, inevitabilmente, su un mondo nuovo. Non è del tutto vero che le cose che stanno accadendo, alla fine, ci porteranno, bene o male (come sembra emergere dal racconto complessivo che la politica, a tutti i livelli, mette in campo) in un contesto sociale ed economico prevedibile e attento a radicati equilibri: è un’ipotesi che siamo chiamati, giorno per giorno a verificare, tutelando i nostri valori.

Non è un’impresa facile, come ci insegna bene il magnifico racconto di Roma e della sua stessa decadenza che, di fatto, si è già rivelata una eroica sopravvivenza.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

 

 

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L'imperatore Costantino
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