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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Tutto il resto serve agli altri anche per litigare e per mandare in mille pezzi l’unica cosa nuova che era apparsa all’orizzonte: il famoso campo largo.
Contro il nullismo (politico) ha già vinto Giorgia Meloni
Il 30 per cento, più o meno, non è della destra, perché è lei che aggrega il consenso sulla base di un patto fiduciario con i cittadini che non hanno ancora un rimpianto di tali proporzioni per il centrosinistra.

Il quadro politico che si affaccia alla ribalta autunnale è sempre più complicato, in un intreccio progressivo tra versante interno e scenario internazionale, che ondeggia, senza più timore di mostrare crepe e bruschi tentennamenti. Forse l’avvicinarsi all’esito finale del cruciale gioco elettorale made in Usa, contribuisce a sostenere, in maniera diffusa, un’incapacità tattica dell’Ue che, probabilmente, riflette e amplifica anche il quadro interno di Paesi estremamente importanti come Francia e Germania, e, quindi, resta appeso anche il contesto italiano afflitto da una linea di inquadramento del nulla, costante e immutabile, che, come sempre accade, incaglia e lascia incagliare le cose, fino a farle perdere e a disegnare l’Italia per quello che negli anni è diventata: senza soldi, avvitata in ogni caso, consapevole che proprio le difficoltà altrui, la hanno resa un tassello, per così dire, innovativo. Anche perché l’Europa, è bene ricordarlo, è già inquadrata in una situazione che parla e si ritrova – sebbene sia necessario un confronto operativo –  in sostanziali scelte (della volontà popolare, non partitica o politica, sia ben chiaro) di destra, non di centrodestra, ma di destra. E’ questo il programma che c’è già, lo hanno scritto, ci credono tante formazioni politiche che la partita l’hanno, per il momento vinta e stravinta.

E diventa un programma che, in realtà, nella mente delle persone non è solo politico, ma, prima di ogni cosa, economico e, strutturalmente, in grado di determinare che cosa diventeremo, in termini pratici, nei prossimi mesi e nei prossimi anni.

La battaglia in Italia, anche già elettorale, in corso, il blocco di destra – e Forza Italia dovrebbe farsene una ragione (anche se l’impostazione liberale e democratica di Tajani resta molto importante) – è, quindi, il nodo centrale in grado di influenzare tutto il resto. Ma questo ragionamento politico interessa davvero agli italiani? O il 30 per cento, più o meno, della Meloni è della Meloni e basta, non della destra, perché è lei che aggrega il consenso sulla base di un patto fiduciario con i cittadini che non hanno ancora un rimpianto di tali proporzioni per il centrosinistra? Pare, al di là di qualche punto percentuale che continua ad ondeggiare, che il disegno politico e elettorale, o più precisamente partitico, che lo schematismo numerico porti proprio a questo: la destra c’è, governa e raccoglie il suo consenso perché ha rispettato il patto – dice la maggioranza relativa dei cittadini –  con gli elettori. Tutto il resto serve, è utile, agli altri, anche per litigare (Renzi e Conte, tanto per dire) e per mandare in mille pezzi l’unica cosa nuova che era apparsa all’orizzonte: il famoso campo largo che pure conteneva un concetto, un’idea. E ora, che resta? Dove finirà il Pd? Tornerà indietro, aspettando che cosa?

Al momento, bisogna dirlo con chiarezza, è lei ad aver vinto contro pregiudizi e preconcetti diffusi dappertutto, Giorgia Meloni. Non c’è proprio niente da aggiungere. Ha vinto e vince lei: tutto il resto viene dopo. E gli ultimi sondaggi sono una logica conseguenza del solito nullismo, anche quello degli elettori. A loro va bene così, lo dicono i numeri.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

FotoPres_Meloni_bio (Governo Italiano) www.governo.it
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni
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