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di Pietro Lombardi
Il Cilento e il Vallo di Diano sono due territori meravigliosi, ricchi di storia, cultura e paesaggi unici. Questi territori oggi si trovano ad affrontare una sfida cruciale: la lotta per la sopravvivenza (politica, sociale ed economica). L’isolamento infrastrutturale, lo spopolamento, la marginalizzazione politica e la frammentazione amministrativa hanno impedito al potenziale di queste aree di emergere, frenando per anni lo sviluppo. L’unico modo per provare ad invertire la rotta è senza ombra di dubbio quello di provare ad unire le forze. Su salernoeconomy.it, il professore Pasquale Persico ha rilanciato l’idea, tuttora visionaria (nonostante parliamo di una proposta teorizzata tra la fine degli anni ’70 e il 1980), della “Città del Vallo” dell’Architetto Portoghesi per federare i Comuni del Vallo di Diano con l’obiettivo di valorizzarne le risorse.
Questa intuizione, tuttavia, potrebbe (e dovrebbe) essere applicata con successo anche nel Cilento, partendo dalla già discussa “Città del Gelbison”. Il concetto è semplice: unire i Comuni limitrofi di un centro più grande (per esempio: Vallo della Lucania, Cannalonga, Ceraso, Moio della Civitella, Novi Velia) per creare un’unica entità amministrativa. Questa nuova città potrebbe contare su una popolazione complessiva di almeno 15.000 abitanti che, seppur di dimensioni ancora modeste se confrontata ad altre realtà della zona nord della provincia di Salerno, permetterebbe di avere un territorio più forte e coeso, con un peso politico maggiore, in modo da poter attrarre con più facilità risorse e investimenti. Con questa nuova entità sarebbe più facile salvaguardare i servizi strategici, come l’Ospedale e il Tribunale, essenziali per la qualità della vita dei cittadini e per la stessa economia; riorganizzare il territorio attraverso un piano regolatore intercomunale, capace di armonizzare le esigenze abitative, infrastrutturali e ambientali.
Il legislatore, negli ultimi anni, ha introdotto diverse misure per favorire la fusione dei Comuni nell’ottica di razionalizzare la spesa pubblica e migliorare i servizi. Tra queste spiccano contributi statali e regionali, maggiore flessibilità nei vincoli di bilancio e priorità nell’accesso a fondi per progetti strategici.
Oltre a questo, numerosi studi evidenziano vantaggi concreti come la riduzione dei costi, con una più consistente razionalizzazione dei costi amministrativi grazie ad una gestione più razionale e snella e il miglioramento della qualità dei servizi, garantendo standard più omogenei e di qualità maggiore per tutti i cittadini del nuovo Comune. Tuttavia, è importante sottolineare che questa fusione dei Comuni non è da considerarsi come la panacea di tutti i mali e che, come tutti gli strumenti, non può considerarsi “esente” da rischi. Senza una gestione attenta, il processo potrebbe creare nuove inefficienze. E’, quindi, fondamentale pianificare il percorso con attenzione puntando ad un preciso e sostanziale dialogo tra popolazione e amministratori locali, in primo luogo. Contemporaneamente, la creazione delle due Eutopie del “Vallo” e del “Gelbison” dovrebbe essere accompagnata dalla realizzazione di una “Strada del Parco” capace di unire questi due territori gemelli: il Cilento e il Vallo di Diano. Sebbene entrambi sotto la stessa entità amministrativa (Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni), senza un’infrastruttura capace di collegare questi due territori non ci sarà mai una vera e propria connettività e cooperazione tra gli individui che risiedono e popolano questi due realtà.
A testimonianza di questo aspetto è emblematico ricordare ciò che è accaduto dopo la chiusura del Tribunale di Sala Consilina: i comuni dell’ex circondario rientrano, ora, nella giurisdizione del Tribunale di Lagonegro (quindi in Basilicata, quindi fuori dalla regione Campania) anziché gravitare nella competenza del Tribunale di Vallo della Lucania.
C’è una citazione di Winston Churchill che si adatta, perfettamente, alla situazione che vive il territorio della parte Sud della provincia di Salerno (e non solo): “Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”.
Davanti a problemi come il declino demografico, lo spopolamento, l’invecchiamento della popolazione, la decrescita economica, l’immobilismo non è un’opzione valutabile. Il superamento della logica dei campanili, pur richiedendo sacrifici, può rappresentare una scelta lungimirante e di coraggio per creare un’identità territoriale nuova, più forte, capace di valorizzare le risorse locali e dare nuovi strumenti, capaci di garantire un futuro più prospero per cittadini. Purché la fusione abbia successo – occorre ribadire – è indispensabile il coinvolgimento dei cittadini. Serve un dialogo aperto e trasparente, che spieghi i vantaggi del progetto e raccolga suggerimenti e critiche costruttive. Solo così si può creare il consenso necessario per affrontare un cambiamento di questa portata (anche se non è da escludere che già da ora il consenso per un’idea di questo tipo sia più alto tra i cittadini che tra gli amministratori che dovrebbero partecipare alla fusione).
Il Cilento e il Vallo di Diano hanno un’occasione unica per reinventarsi, diventando un modello di innovazione amministrativa e rinascita territoriale. E’ il momento di superare divisioni, guardare oltre i confini amministrativi, oltre i campanili, per abbracciare una visione più grande, più forte, più ambiziosa. Osiamo, insieme, cambiare.

Pietro Lombardi, vicepresidente Istituto Liberale