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Il capitolo “Comunicazione e media” del 51° Rapporto sulla situazione sociale del Paese.
Censis. Solo il 5,6% dei giovani legge la carta stampata
Forte balzo in avanti dei social network come fonti di informazione: Facebook è utilizzato dal 35% degli italiani (e la percentuale sale al 48,8% tra i giovani).

Quali sono le fonti d’informazione oggi in Italia? Dove si leggono le notizie? Il Rapporto Censis – nel capitolo “Comunicazione e Media” – delinea uno scenario che evidenzia il ruolo sempre più preponderante dei social network – soprattutto in relazione alle fasce giovanili – con un progressivo ridimensionamento dei quotidiani a stampa.

Si propone di seguito una sintesi del documento Censis dedicato a queste tematiche.

“(…) Gli italiani che leggono regolarmente i quotidiani a stampa per informarsi durante la settimana si sono ridotti al 14,2% nel 2017 (e ad appena il 5,6% tra i giovani). Al contrario, i social network hanno registrato una forte espansione anche come fonti di informazione: Facebook è utilizzato dal 35% degli italiani (e la percentuale sale al 48,8% tra i giovani). In effetti, nel giro di quindici anni le copie di quotidiani vendute giornalmente sono passate da quasi 6 milioni, nel 2000, a meno di 3 milioni, nel 2016, con una perdita di oltre il 50%. Ma i tg restano ancora il mezzo d’informazione più utilizzato dagli italiani (60,6%). Poi ci sono i motori di ricerca su internet, come Google, che vengono utilizzati dal 21,8% della popolazione per informarsi, e YouTube (12,6%). A più della metà degli utenti di internet italiani è capitato di dare credito a notizie false circolate in rete (spesso al 7,4%, qualche volta al 45,3%, per un totale pari al 52,7%). La percentuale scende di poco, anche se rimane sempre al di sopra della metà, per le persone più istruite (51,9%), ma sale fino al 58,8% tra i più giovani, che dichiarano di crederci spesso nel 12,3% dei casi. Per tre quarti degli italiani (77,8%) quello delle fake news è un fenomeno pericoloso. Soprattutto le persone più istruite ritengono che le bugie sul web vengono create ad arte per inquinare il dibattito pubblico (74,1%) e che favoriscono il populismo (69,4%)”.

Una “dieta” mediatica povera di stampa.

“I lettori di libri a stampa, che nel 2013 erano il 52,1% della popolazione, sono scesi nel 2017 al 42,9%. Il 9,6% degli italiani legge gli e-book: sono in aumento rispetto al 5,2% del 2013, ma non abbastanza. Nel 2006 ad avere una dieta mediatica povera di stampa era il 33,9% degli italiani, mentre nel 2017 il dato è salito al 55,1%. Ciò significa che si sta perdendo sempre di più la capacità di decodificare un testo scritto che richiede dosi di attenzione prolungata nel tempo, esclusività percettiva, consequenzialità logica. Questo è ancora più evidente se si considera che sono aumentate le persone che usano tutti i media, compreso internet, ad eccezione dei mezzi a stampa, passate in dieci anni dal 5,7% al 34,5% del totale. A sostenere l’editoria in Italia sono soprattutto le donne, in particolare quelle più istruite, con il 61,7% di lettrici diplomate o laureate”.

I consumi mediatici.

“Nel 2017 la tv tradizionale (digitale terrestre) cede qualche telespettatore (il 92,2% di utenza, con una riduzione del 3,3% rispetto al 2016). La tv satellitare si è stabilizzata intorno a quote di utenza che si avvicinano alla metà degli italiani (il 43,5% nel 2017), cresce la tv via internet (web tv e smart tv hanno il 26,8% di utenza, +2,4% in un anno) ed è decollata la mobile tv, che ha raddoppiato in un anno i suoi utilizzatori (passati dall’11,2% al 22,1%). La radio tradizionale perde 4 punti percentuali di utenza, scendendo al 59,1% di italiani radioascoltatori. La flessione è compensata però dall’ascolto delle trasmissioni radio via internet attraverso il pc (utenza al 18,6%, +4,1% in un anno). L’autoradio rimane sempre lo strumento preferito dagli italiani per ascoltare le trasmissioni che vanno in onda in diretta (utenza al 70,2%). Lo smartphone è utilizzato dal 69,6% degli italiani (la quota era solo del 15% nel 2009). La crescita di internet ha rallentato il ritmo, ma prosegue: nel 2017 ha raggiunto una penetrazione pari al 75,2% degli italiani, con una differenza positiva dell’1,5% rispetto al 2016. La grande novità è rappresentata dalle piattaforme che diffondono servizi digitali video e audio, come Netflix o Spotify. Oggi l’11,1% degli italiani guarda programmi dalle piattaforme video e il 10,4% ascolta musica da quelle audio. I giornali continuano a soffrire per la mancata integrazione nel mondo della comunicazione digitale: oggi solo il 35,8% degli italiani li legge. Per i periodici nell’ultimo anno si è registrata una piccola ripresa, sia dei settimanali (il 31% di utenza, +1,8%), sia dei mensili (il 26,8% di utenza, +2,1%). Ma oggi meno della metà della popolazione (il 42,9%) legge libri (nel 2007 il dato si attestava al 59,4%). Il ruolo degli e-book resta poco incisivo (dal 2,9% di utenza nel 2007 al 9,6% nel 2017). Invece gli utenti di WhatsApp (il 65,7% degli italiani) coincidono praticamente con le persone che usano lo smartphone, mentre circa la metà degli italiani usa i due social network più popolari: Facebook (56,2%) e YouTube (49,6%). Importante è il passo in avanti compiuto da Instagram, che in due anni ha raddoppiato la sua utenza (nel 2015 era al 9,8% e oggi è al 21%), mentre Twitter resta attestato al 13,6%. Parallelamente alla diffusione su larga scala dei device mobili, insieme all’ampliamento delle attività che si possono svolgere grazie ad app e siti web con un notevole risparmio di tempo e di denaro, negli ultimi anni i comportamenti degli adulti di età compresa tra i 30 e i 44 anni sono diventati sempre più simili a quelli degli under 30”.

(Fonte: censis.it/ 01.12.2017)

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