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I numeri dell'economia »

L’analisi del consuntivo degli ultimi dodici mesi per proiettarci nel prossimo anno senza eccessive preoccupazioni.
Borse 2020, buona partenza. Ma meglio giocare in difesa
Proseguirà l’effetto positivo del 2019, oppure ritornerà la tensione? Guerra dei dazi, elezioni presidenziali americane, rivolta di Hong Kong e molto altro ancora bolle in pentola.

di Marco Forte*

Gli Usa potrebbero accusare una brusca frenata economica dopo il 2020 con ripercussioni in Europa. In Italia le azioni vanno ancora “sovrappesate”, ma da metà del nuovo anno bisogna prepararsi a giocare in difesa. Ci stiamo lasciando alle spalle un 2019 partito coi brividi, su timori di effetti devastanti della guerra dei dazi e di una possibile recessione in arrivo in America e nel resto del mondo. Un 2019, però, che si sta concludendo con tappi di champagne che saltano per la performance stellare messa a segno da Wall Street. La Borsa Usa infila un record dietro l’altro, ma anche le piazze europee non sono state da meno, grazie anche all’ipotesi di una Brexit disordinata che appare più lontana.

Non solo azioni.
Il 2019 non è stato un anno da ricordare solo per l’azionario. Anche le altre asset class hanno performato bene, a cominciare dal reddito fisso. La chiave di tutto sta nella conversione da ‘falco’ a ‘colomba’ della Federal Reserve di Jerome Powell, consumata tra gli ultimissimi giorni del 2018 e i primi del 2019, con la Bce e le altre banche centrali che sono andate dietro. Il tutto si è concretizzato in una serie di tre tagli ai tassi americani e in un nuovo pacchetto di stimoli messo a punto dalla Bce nella staffetta Draghi-Lagarde.

Il 2020 proseguirà l’ottimo 2019?

Ora la domanda è se il 2020 sarà la prosecuzione dell’ottimo 2019, oppure se i timori di un anno fa, poi lasciati alle spalle, debbano tornare a preoccupare. Gli interrogativi sono sempre gli stessi, dall’evoluzione della guerra dei dazi, con la complicazione – o forse la semplificazione – costituita dal fatto che il prossimo è anche l’anno delle presidenziali americane. Fino alle stime su quanta strada abbia ancora da percorrere il lunghissimo ciclo economico espansivo iniziato nel 2009 dopo la crisi di Lehman Brothers. Sullo sfondo un’Europa su cui continuano a pesare la frenata tedesca e le complicazioni politiche, e una Cina che sembra, invece, avere superato il momento più difficile del rallentamento economico, anche se pesano le incognite dei dazi e di Hong Kong.

Attenzione al 2021: brusca frenata in vista negli Usa con ripercussioni in Europa.

La previsione di un rallentamento – non drammatico – dell’economia americana nel 2020, che dovrebbe mettere a segno una crescita intorno all’1,6% contro il passo del 2,3% a cui viaggia attualmente l’economia a stelle e strisce, in linea con le aspettative degli analisti, preoccupa non poco. Ma per il 2021 le attese  divergono da quelle di diversi altri analisti e puntano a una frenata allo 0,8%, un numero che si definisce “quasi da recessione”, contro attese diffuse sul mercato di un mantenimento dei livelli del 2020, vale a dire tra 1,8 e 1,9%. Questo aspetto non potrà non avere un impatto anche sull’Eurozona con un rallentamento anche qui decisamente marcato nel 2021, e in parte sulla Cina, ma non così evidente. Anche perché il grande paese asiatico potrebbe avere già toccato il punto più basso di rallentamento dell’espansione.

Fattori di lunghissimo periodo.

Ovviamente, la prospettiva di una brusca frenata in arrivo nel 2021 potrebbe andare a impattare con le decisioni degli investitori già dalla seconda metà del 2020, con rischi per gli utili delle aziende nell’Eurozona con epicentro Germania, che soffre più degli altri il rallentamento cinese partito prima della guerra dei dazi e che, quindi, alla fine potrebbe rappresentare perfino un upside.

In Italia si allarga lo sguardo oltre l’arco temporale dei due anni a una serie di rischi a causa di fattori di “lunghissimo periodo”, citando tra questi l’invecchiamento della popolazione, con un effetto certamente  negativo sui consumi e con un correlato aumento della propensione al risparmio.

In Europa ritorno del rischio debito sovrano?

Tornando al breve-medio periodo, l’Eurozona resta particolarmente esposta al rischio di una recessione americana, con possibili ripercussioni anche sugli assetti politici dei principali Paesi del continente e con il riemergere del rischio del debito sovrano. Potrebbe essere un grande test della tenuta dell’intera area a dieci anni esatti dalla precedente crisi del debito del 2011. Ma, volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, il ritorno di questo rischio potrebbe anche fornire l’occasione per accelerare il rafforzamento della costruzione europea accelerando il processo di integrazione del mercato capitali e dell’unione bancaria.

2020 in due atti. Nel secondo tempo meglio giocare in difesa.

Tutte queste considerazioni hanno ovviamente implicazioni per le scelte degli investitori in termini di assett allocation. Si vede il 2020 come un anno in due atti: la prima parte come continuazione del 2019 e, quindi, con un sovrappeso dell’equity nei portafogli e un alleggerimento del cash; la seconda parte senza dubbio più difensiva, con l’emergere di nuovi rischi di recessione che consigliano una struttura di portafoglio più leggera. Questo il quadro per l’azionario. Per il reddito fisso invece, la duration va ritenuta un filone esausto per la prima metà anno, con il riemergere però del tema carry e high yeld nella seconda.

* Consulente finanziario Banca Generali Private

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