GLOCAL di Ernesto Pappalardo »
Mentre prende forma con sempre maggiore consistenza il quadro di una crisi molto complessa e difficile, si configurano giorno per giorno i dati che delineano lo scenario dentro il quale tutti siamo chiamati a muoverci, provando a mettere da parte l’elemento che appare fin qui determinante: la paura di rimanere avvolti in un contesto che lascia, in ogni caso, davvero poco spazio a scelte improvvisate e non sostenibili (con la forza dei numeri). “Il 67,8% degli italiani ha paura per la situazione economica familiare. Una paura radicata nei territori e trasversale ai diversi gruppi sociali. La percentuale sale al 72% tra i millennial e le donne, sfiora il 75% nel Sud, supera il 76% tra gli imprenditori e arriva all’82,6% tra le persone con i redditi più bassi. Nella fase post-emergenza, la biopaura da contagio e la minaccia alla salute si saldano ai timori per le incerte prospettive economiche”. Insomma, “la paura diventa il principio regolatore emotivo di questa nuova stagione”. A fornirci questa spiegazione – nel rapporto “Il valore della diversità nelle scelte d’investimento prima e dopo il Covid-19” – è il Censis in collaborazione con Assogestioni. Il quadro di riferimento è molto chiaro. “L’epidemia del Covid-19, oltre ad aver diffuso la paura – specifica il Censis – ha generato una grande incertezza economica ed esistenziale. Lo pensa il 49,7% degli italiani (il dato sale al 58,9% tra gli imprenditori). L’unica certezza è che «tutto può succedere»”. E ancora: “La fine della storia ha lasciato il posto alle infinite storie possibili. La possibilità che un evento inedito e inatteso possa cambiare in un attimo la vita delle persone fa esplodere un senso acuto di vulnerabilità. In questo contesto, sul piano economico per gli italiani ora serve una grande cautela, soprattutto nella gestione dei propri soldi. Lo pensa il 39,7% dei risparmiatori (il dato sale al 45% nel Nord-Est)”.
Ecco, quindi, che ci troviamo di fronte ad un “nuovo boom della liquidità: i soldi parcheggiati sui conti correnti negli ultimi tre anni valgono più del Piano Marshall”. La liquidità delle famiglie “è aumentata di 34,4 miliardi di euro nei tre mesi più neri dell’epidemia (febbraio-aprile): una cifra quasi uguale al valore del Mes per l’Italia di cui oggi tanto si discute”. Il Censis specifica che si tratta di “risorse che si aggiungono ai 121 miliardi di euro di liquidità accumulata negli ultimi tre anni, prima dell’esplosione dell’epidemia (+8,4% in termini reali nel triennio): una cifra pari a nove volte le risorse del Piano Marshall destinate al nostro Paese per la ricostruzione del dopoguerra rapportate ai valori attuali”.
In altre parole, “paura, incertezza fanno decollare ancora il cash cautelativo, da tempo in crescita, come strumento familiare di autotutela”. E “se il trend proseguirà allo stesso ritmo del triennio trascorso, nel 2023 ci saranno altri 135 miliardi di liquidità aggiuntiva per le famiglie”. Va detto che “per il prossimo futuro il 34,1% degli italiani considera la liquidità lo strumento principale per la propria protezione, insieme all’ampliamento del sistema di welfare pubblico (34%) e all’acquisto di strumenti assicurativi, mutualistici, integrativi (18,6%)”.
Naturalmente, occorre tenere presente che “il 38,9% degli italiani ha incrementato il proprio risparmio nel periodo del lockdown. La percentuale sale al 49,1% tra i risparmiatori abituali”. Durante la quarantena “sono stati 28 milioni i percettori di reddito le cui entrate non sono state intaccate (pensionati, dipendenti pubblici, lavoratori del settore privato non in Cassa integrazione o congedo parentale), pari al 71,2% del totale. Il risparmio forzoso è nato da continuità nelle retribuzioni e tagli nei consumi”. Come potrebbe essere investita questa liquidità aggiuntiva? “Sui titoli di Stato ci si divide: il 43,7% degli italiani li comprerebbe, il 51,3% no, il 5% è incerto. Più propensi ad acquistarli i residenti del Nord-Ovest (47,5%), le persone con redditi elevati (55,9%), i dirigenti e i quadri (59,3%), mentre i più scettici sono gli operai (54,5%) e i residenti del Sud (54%). Vince il timore per un debito pubblico che nel lungo periodo può generare rischi anche per i propri risparmi”.
(Fonte: censis.it/ 09.07.2020)
Ernesto Pappalardo
direttore@salernoeconomy.it
"Incertezze"