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I numeri dell'economia »

La vigilanza della Bce grava sui parametri di bilancio e rallenta il sostegno alle aziende.
Banche di territorio e vincoli europei
Albanese (Bcc Monte Pruno) scrive al presidente del Consiglio e ai ministri: “Urgente un intervento legislativo per consentire al credito di prossimità di continuare a svolgere la propria funzione di supporto alle micro e piccole imprese”.

di Margherita Siani

L’accesso al credito è da sempre la bestia nera delle imprese, soprattutto quelle che iniziano la loro attività, le start up, a parole avvantaggiate per una politica che su di esse punta per rafforzare e ringiovanire l’economia del Paese. Una difficoltà che le banche di prossimità avevano in parte lenito, favorendo un accesso, per così dire, più facilitato. Ma non tutto è restato immutato. Le Banche di Credito Cooperativo, frontiera dell’economia dei territori, hanno iniziato a fondersi in grandi gruppi in base alla nuova normativa relativa a questa tipologia di banche. L’Europa ha calato su di esse nuove e più restringenti norme, ma soprattutto sono state sottoposte in maniera più vincolante alla vigilanza diretta della Bce. Il direttore generale della Bcc Monte Pruno, Michele Albanese, in una lettera trasmessa al presidente del Consiglio, ai vice-presidenti, al ministro dell’Economia, ai componenti delle Commissioni Finanze della Camera e del Senato, al governatore della Regione Campania, focalizza l’attenzione sul tema e chiede un intervento legislativo. In pratica Albanese pone l’accento sulla necessità di riaffermare il principio di prossimità che ha sostenuto l’economia delle piccole e medie imprese nelle relazioni con il mondo del credito cooperativo. “Le imprese dei piccoli territori, delle aree interne, del Mezzogiorno vivono condizioni differenti rispetto alla stessa tipologia di aziende che però si collocano in altre aree del Paese, in aree di maggiore sviluppo – dice Albanese – Al Sud si parte già svantaggiati dal punto di vista del rating bancario, questa è la verità. E’ il cosiddetto rischio territoriale: le imprese del Sud devono affrontare maggiori diseconomie per il solo fatto di operare in zone meno agganciate alle  dinamiche di crescita”.  Albanese chiede, quindi, di “esonerare” le Bcc dall’applicazione del principio contabile IFRS9 (sugli ammortamenti) e dall’Asset Quality Review, AQR, che impone processi e valutazioni sugli attivi di bilancio ricadenti in maniera diretta sulle analisi che le banche fanno dei loro clienti e sulla loro capacità di essere affidati o meno.

Lo scenario attuale.

Cosa sta accadendo realmente in questo momento? “L’accesso al credito – sottolinea Albanese –  è più difficile perché quando una banca italiana deve valutare un fido, l’erogazione di un credito ad una Pmi, tenendo conto dei criteri della Bce che ci dice di accantonare le coperture sui crediti in caso di default, il rischio diventa molto più consistente per le banche, soprattutto se sono piccole banche. A questo punto viene da chiedersi quali banche potranno mai finanziare le micro e piccole imprese? Se non si tiene in conto che dietro queste aziende ci sono le persone siamo finiti. Bisogna riacquisire pienamente il ruolo di banche territoriali. Se siamo banche territoriali solo in teoria, ma di fatto no, andiamo incontro ad una grave penalizzazione dell’economia meridionale”.

Le start up.

Il caso start up è emblematico: “Se una nuova impresa vuole un finanziamento e non ha storicità – spiega Albanese – nell’affidamento e nella valutazione è senza dubbio molto penalizzata. E’ il cane che si morde la coda, se ne favorisce la nascita e, poi, giunti in banca, il percorso si blocca”. E tante sono state le telefonate giunte in questi giorni ad Albanese per condividere un comune problema, pochissime quelle della politica che, pure, su questo versante dovrebbe operare senza indugio.

L’intervento legislativo.

Quale soluzione allora? “Serve un intervento legislativo – conclude Albanese – per riportare la vigilanza in ambito nazionale perché le nostre banche non possono sottostare ad una normativa europea, sono banche con un profilo operativo diverso dalle altre. Fino ad oggi siamo state un sostegno alle aziende, ma adesso ci si impedisce di essere banca di territorio, di operare tenendo fede ai valori in base ai quali siamo nati. Occorre una rivisitazione delle norme sull’accesso al credito in relazione all’applicazione dei principi europei”.

Foto Albanese
Al centro Michele Albanese
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