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La mancanza di un sguardo forte sulla vitalità di tante risorse rende miopi gli interventi di emergenza.
Aree interne e soggettività politica (troppo carente)
Indispensabile elaborare criteri non strettamente legati al pil prodotto ma all’importanza della rete ecologica connessa alla dimensione urbana.

di Pasquale Persico

A Napoli il convegno dedicato a cibo e geologia – promosso dai geologi campani ( novembre 2019) – ha ribadito, anche in considerazione delle notizie che arrivavano da più parti sui disastri idrogeologici, che il produrre cibo tenendo conto delle informazioni che la geologia è in grado di ricavare,  consente di scoprire nuove interconnessioni vitali per riconoscere alle aree interne, non a caso definibili Altre Città, una soggettività istituzionale più rappresentativa delle strategie di politica economica necessarie. Si tratta di elaborare criteri non strettamente legati al Pil prodotto ma all’importanza della  rete ecologica di queste aree connesse alle aree urbane. Acqua e cibo sono alla base dello sviluppo di nutrienti vitali per la prevenzione e con un rilancio della medicina naturale si  potrebbe assegnare un ruolo diverso proprio a questi ambiti geografici. Oggi – ancora con un ritardo culturale generalizzato – essi vengono percepiti come aree periferiche, senza capire  che la mancanza di un sguardo forte sulla vitalità delle loro risorse rende miopi gli interventi di emergenza nelle aree “Urban”, ( i rischi larghi cioè oltre quelli del dissesto idrogeologico).

A sostegno di tale ipotesi è stata richiamata le recente riclassificazione delle risorse dei Comuni in base alle ecoregioni. Le ecoregioni, o regioni ecologiche, sono porzioni più o meno ampie di territorio ecologicamente, appunto, omogenee (fino a vaste aree della superficie terrestre) all’interno delle quali specie e comunità naturali interagiscono in modo discreto con i caratteri fisici dell’ambiente. Rappresentano, quindi, zone con simili potenzialità ecosistemiche e costituiscono un quadro di riferimento territoriale e geografico ottimale per l’interpretazione dei processi ecologici, dei regimi di disturbo, della distribuzione spaziale della vegetazione e delle diverse tipologie di paesaggio.

Nel panorama internazionale, i processi di classificazione ecologica che portano alla definizione delle ecoregioni vengono quindi promossi come strumento di indirizzo per le strategie di gestione e sviluppo sostenibile del territorio a diverse scale. Tra i molteplici esempi si possono citare:

  • l’analisi della rappresentatività ecosistemica delle aree protette, i piani e le strategie per la conservazione della biodiversità e la valutazione delle risorse forestali a livello globale;
  • gli studi sugli impatti dei cambiamenti climatici e sulla valutazione dei servizi ecosistemici, la pianificazione delle aree protette e le valutazioni dello stato di conservazione a livello nazionale;
  • l’analisi dei trend e degli effetti dei cambiamenti di uso e copertura del suolo, il monitoraggio della qualità delle acque, la prioritizzazione delle aree per la conservazione, e la valutazione dei rischi ambientali.

In Italia, il processo che ha portato alla mappatura e caratterizzazione delle ecoregioni adottate per la presente statistica sperimentale deriva da un approccio scientifico alla classificazione ecologica del territorio definito a partire dai primi anni 2000 e che ha visto protagonista il Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università di Salerno, oggi dipartimento di eccellenza riconosciuto insieme ad  altri dieci in Italia.

Lo stesso dipartimento ha sottoscritto un manifesto sul paesaggio che prevede una sperimentazione dei temi relativi al paesaggio degli ingredienti, ancora una volta cibo e geologia, che ripropone la necessità di una visione larga sul ruolo dei piccoli comuni come presidio ambientale di rilevanza internazionale e nazionale.

La comunicazione su questi temi è ancora debole, ma ancora più debole è la percezione della politica rispetto a come ripartire con una politica regionale più integrata, sempre su questi temi, e con riferimenti agli obiettivi europei di efficacia della governance interistituzionale all’interno delle macroregioni e delle ecoregioni.

Foto Pasquale Persico
Pasquale Persico
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