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(Micro) Glocal. Se è sempre campagna elettorale . . .
Pubblico e privato insieme, virtuosamente, sono chiamati a non perdere altro terreno con il resto d’Italia e d’Europa. Tutto il resto sono strumentalizzazioni per raccattare consenso.

(Er.Pa.) – I primi otto mesi del 2018 sono letteralmente volati. Non c’è dubbio che lo spartiacque del 4 marzo ha dato il segno del cambiamento in corso. Un mutamento politico che ha trovato nell’urna la richiesta forte di voltare pagina, punendo probabilmente anche oltre i demeriti – ben chiari e visibili – la vecchia maggioranza politica incentrata sul Pd. Un’ondata di scetticismo e di polemiche percepite come “vecchie” ed infondate sta caratterizzando il “racconto” che emerge dal circuito mediatico in relazione alle prime iniziative del Governo 5 Stelle-Lega. La verità è che le opposizioni – Pd in testa – sono rimaste un passo indietro e non hanno ben compreso che senza recuperare prima di tutto la credibilità dei propri rappresentanti a tutti i livelli non riusciranno a scalfire più di tanto il consenso così diffuso raccolto dai protagonisti di questa fase politica. Non è questione di obiettivi da centrare o di provvedimenti da fare approvare. Bisogna prendere atto che il problema è la più totale sfiducia nelle forze che hanno governato il Paese negli ultimi anni. La lunga e indiscutibile sconfitta – che ha preso forma con la vittoria del No al referendum – è ancora in attesa di una lettura autocritica da parte del Pd che, invece, prova a tirare diritto. Come sta facendo anche sui territori dove non riesce ad ammettere di avere perso e anche di brutto.

L’economia risente del clima di incertezza, ma va evidenziato che ben prima della lunga crisi recessiva le distanze con il resto d’Europa (e del mondo) erano già in qualche modo strutturali. E ben prima della crisi anche il dualismo tra Nord e Sud non era un’invenzione: i dati drammatici sulla povertà stanno a dimostrare che esistono due Italie, due economie che viaggiano a velocità diversa. Non si tratta di luoghi comuni, ma di constatazioni. La seconda parte dell’anno – dopo la “pausa” estiva – darà altre risposte. Ma il quadro pare evolversi verso un rallentamento della ripresa e, soprattutto, verso un attendismo generale che non promette nulla di buono.

La verità è che i singoli territori dovranno giocarsi al meglio le proprie carte. Nella nostra provincia i segnali che provengono dal turismo e dai processi di integrazione tra agricoltura e turismo sono molto incoraggianti. Ma senza la ripartenza degli investimenti pubblici è destinata a continuare in particolare l’agonia dell’edilizia. Resta aperta la sfida del manifatturiero nel restringere la forbice del processo di polarizzazione tra imprese agganciate all’innovazione tecnologica e all’export e le altre (la netta maggioranza) che non riescono a riallinearsi.

Tanti nodi da sciogliere, una sola certezza: occorre mettere in campo un’azione a largo raggio, di ampia visione. Pubblico e privato insieme, virtuosamente, sono chiamati a non perdere altro terreno. Tutto il resto sono polemiche inutili o strumentalizzazioni per raccattare consenso. Anche perché le prossime scadenze elettorali (europee e regionali) “appaiono” già dietro l’angolo.

 


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