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Apoc. In fase di avvio i “Comitati di Prodotto”Pronti tre nuovi marchi per l’ortofrutta di qualità

Apoc. L’associazione si prepara al varo dei “Comitati di Prodotto” Tre nuovi marchi per l’ortofrutta di qualità Ferrara: “La filiera dell’agroindustria resta ancora troppo sottovalutata” “Crisi molto lunga e difficile, lavoreremo per costruire reti di aziende” La morsa della crisi continua a farsi sentire ed anche le previsioni per il 2013 confermano un quadro di perseverante dualismo tra Centro Nord e Sud del Paese. I riflessi sui consumi si sono già avvertiti in questi mesi anche nella composizione del carrello della spesa. Qualche dato per rendersi conto della situazione. La Svimez (nel rapporto annuale presentato negli ultimi giorni di settembre) stima che alla fine del 2012 il Pil complessivo farà registrare una contrazione del 2,5% come risultante “tra il -2,2% del Centro-Nord ed il -3,5% del Sud”. “A causare la contrazione dell’attività produttiva – spiega la Svimez – il forte calo dei consumi (-2,4% al Centro-Nord, che diventa – 3,8% al Sud) e il vero e proprio crollo degli investimenti: -5,7% al Centro-Nord, più del doppio al Sud, -13,5”. Il trend negativo per il Mezzogiorno è destinato a protrarsi nel 2013, quando a livello nazionale il Pil previsto è pari al +0,1%. Anche in tale contesto – mentre al Centro Nord farà segnare un +0,3% – nelle regioni meridionali il Pil sarà in campo negativo con un -0,2%. In questa scia il calo dei consumi si paleserà al Sud in maniera più consistente rispetto al Centro Nord: -1,6% in relazione ad un -0,7%. “Anche in questo caso – dice ancora la Svimez – restano decisamente negativi i consumi di beni (-2,9% al Sud a fronte di un -0,1% al Centro-Nord)”. “E’ abbastanza chiaro – dichiara a salernoeconomy.it Rosario Ferrara, direttore dell’Apoc Salerno (organizzazione di produttori ortofrutticoli con sede a Salerno – centotrentasei aziende e ventisette cooperative agricole a cui aderiscono cinquecentoventi soci) – che siamo in una fase recessiva dalla quale non sarà facile uscire. Né in questo momento è possibile fare previsioni fondate. Quello che, invece, si può dire con certezza è che occorre uno scatto di dinamismo per mettere in campo tutti gli sforzi proprio in quei settori dove i margini di crescita sono evidenti. Parlo, ovviamente, prima di tutto del settore primario e della filiera agroindustriale. In provincia di Salerno, in Campania, ma anche nell’intero Mezzogiorno si continua a snobbare questo comparto che si può rivelare determinante per recuperare quote di Pil e di benessere diffuso”. La strada dell’aggregazione e del ricorso agli strumenti come il contratto di rete restano una priorità, ma l’Apoc – anticipa Ferrara – sta lavorando anche ad altri progetti. “Proprio in questi giorni stiamo entrando nella fase operativa delle iniziative legate a tre nuovi marchi che abbiamo depositato per la valorizzazione di alcune produzioni di eccellenza. Si tratta di “Uvitaly”, “Pomodorini di Collina” e “Pomogold”: rispettivamente uva da tavola; pomodori “datterini”; e pomodoro da destinare alla lavorazione industriale. Riteniamo che la crescita sui mercati possa avvenire ribadendo la provenienza di questa varietà di produzioni da coltivazioni esclusivamente italiane e la qualità insita in questa scelta, ricorrendo a disciplinari severi ed attenti alla tutela del risultato finale”. Manca, però, ancora un tassello fondamentale per riuscire ad ottenere il risultato di un riposizionamento strategico verso l’alto del comparto agricolo. “Se lei si riferisce – risponde Ferrara – alla quasi pressoché totale assenza di una politica per l’agroindustria, questo è senza dubbio vero. Noi come struttura tecnica dell’Apoc, attuando le direttive strategiche del consiglio di amministrazione guidato dal presidente Angelo Garofano, stiamo lavorando con grande convinzione alla costruzione di un modello di accompagnamento e di supporto alle aziende dal basso: mettere insieme volumi e qualità consente di avere una maggiore massa critica con la quale andare ad impattare i flussi distributivi medio-grandi”. Ferrara fa, poi, riferimento alla costituzione, nell’ambito dell’Apoc, dei “Comitati di Prodotto”. Coerentemente con questa impostazione – specifica – abbiamo in mente di creare dei veri e propri organismi operativi che siano espressione dei produttori di uno stesso segmento: pomodoro (destinato all’industria o nell’area del fresco); uva da tavola; insalate da taglio; finocchio; castagne, biologico eccetera. Non ha importanza la varietà dei Comitati, ma il disegno: lanceremo al più presto una capillare campagna di ascolto tra i nostri iscritti proprio per individuare una piattaforma di problemi e di criticità ancora più analitica. Siamo convinti che le filiere – brevi, medie o lunghe – si costruiscono sul serio solo in questo modo”. Ernesto Pappalardo

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