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Lo speciale 2 »

Valutare le proprie abilità per affrontare la minaccia percepita.
Ansia, scappare o combattere?
Le tecniche per attivare il kit di sopravvivenza che tutti possediamo. Il modello cognitivo e l’apprendimento delle tecniche di gestione delle varie forme di sofferenza psicologica.

di Gerardina Fimiani *

L’ansia è una condizione psicologica che si manifesta in diverse forme e può assumere caratteristiche fisiologiche, cognitive, emotive e comportamentali. L’organo responsabile dell’avvio della risposta all’ansia è un piccolo nucleo all’interno del nostro cervello chiamato amigdala. Di amigdale ne abbiamo due, in realtà, ed entrambe sono responsabili del meccanismo di attacco-fuga. In una situazione di possibile pericolo, quanto è utile ragionarci su? Evidentemente non molto, visto che l’evoluzione ha optato per bypassare i meccanismi di ragionamento superiori in caso di pericolo per la propria incolumità. Se camminando per un bosco ci si imbatte in un “qualcosa” che sembrerebbe proprio un serpente, rifletterci sopra potrebbe essere fatale, ecco perché entra subito in gioco l’amigdala. Questo nucleo a forma di mandorla attiva immediatamente tutto ciò che serve per rispondere all’eventuale minaccia. Il cuore inizia a pompare più forte, il respiro accelera, sangue ossigenato arriva in tutti i muscoli che in tal modo risultano subito pronti nel caso serva scappare oppure combattere. Se era un serpente o meno, ci penseranno i processi superiori in seguito. Nel frattempo, però, il corpo è pronto ad agire in questi due modi. È una sorta di kit di sopravvivenza che abbiamo tutti. Immaginiamo quella volta di aver visto qualcosa di scuro muoversi con la coda dell’occhio. Magari era il nostro gatto, nel frattempo però noi siamo balzati di un paio di metri oppure abbiamo lanciato in quella direzione il cuscino del divano.

Se può sembrare logico avere un meccanismo che ci aiuti ad affrontare un pericolo come il serpente, lo è di meno quando ciò che crea l’ansia non è qualcosa di tangibile o effettivamente minaccioso. Tuttavia, il meccanismo di risposta alla minaccia è lo stesso: o perché abbiamo davanti un serpente; o perché siamo in procinto di pronunciare un discorso in pubblico o perché rivolgiamo la mente ad una futura catastrofe. L’amigdala risponde allo stesso modo davanti a quello che si reputa per se stessi minaccioso, non distinguendo però una sfida simbolica da un vero e proprio pericolo e per tale motivo a volte il sistema segnala un “falso allarme”. Quando l’amigdala entra in gioco le emozioni che si generano sono molto intense e ciò può generare confusione, impedendo un più corretta lettura della situazione. Potrebbe infatti non essere un serpente, ma un ramo ed, infatti, grazie ad una rivalutazione  secondaria è possibile riconsiderare la situazione ed imparare a reagire ad essa in maniera funzionale.

Il modello cognitivo dell’ansia e come gestirla.

Ma vediamo più nello specifico cosa succede in situazioni di ansia. Abbiamo una situazione o un segnale che attiva una risposta d’ansia; questa situazione o evento allerta un precoce sistema di allarme rapido e involontario che porta il soggetto ad analizzare lo stimolo globalmente, identificando la sua valenza come positiva, negativa o neutra (questa prima fase è detta modalità di orientamento od orienting mode). Solo in caso di valenza negativa, si mettono in campo automaticamente schemi relativi alla minaccia, che sono rigidi e e fanno sì che l’organismo si possa difendere dal pericolo. Una volta entrati negli schemi, non riusciamo a prendere in considerazione altre informazioni. Dopo la comparsa della minaccia si verifica una rivalutazione elaborativa secondaria in cui, ad esempio, il soggetto può considerare le proprie abilità per affrontare la minaccia percepita (valutazione delle risorse di coping), o al contrario innescare un ciclo di pensieri legati a preoccupazioni (worry) che intensificano lo stato ansioso per cercare di risolvere il problema. Il fatto che le persone reagiscono in modo diverso davanti a una stessa situazione dipende da due fattori principali: come le persone valutano la minaccia e come valutano le risorse personali per affrontare il pericolo.

Attraverso la terapia cognitiva si correggono le interpretazioni erronee del pericolo e si valutano le risorse personali ma di questo ed altro parleremo nella terza ed ultima parte.

* Psicologa

(2continua)

Foto Ansia 2
Tecniche anti-ansia
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