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In Italia si stima che il fenomeno, in ogni sua forma, colpisca 2,5 milioni di persone ogni anno.
Ansia, colpa dello stress (e non solo)
Il ritmo serrato delle attività e le preoccupazioni quotidiane contribuiscono ad aumentare il livello di tensione emotiva percepito, fino a quando si oltrepassa la soglia personale di sostenibilità e si scatena l’attacco di panico.

di Gerardina Fimiani *

Molte persone lamentano di soffrire di ansia, ma molto spesso – per il contesto sociale nel quale vivono o per un errato approccio comportamentale e culturale –  sminuiscono il problema o pensano di poterlo risolvere da sé. Questo modo di far fronte alla condizione nella quale si vengono a trovare non solo non risolve il problema, ma il più delle volte peggiora la situazione. Di seguito e nelle prossime settimane scopriremo cos’è l’ansia, come si può riconoscere e che cosa è necessario fare quando arriva ad interferire gravemente con la nostra quotidianità.

Perché si diventa ansiosi.

Sebbene la ricerca scientifica – impegnata su questo fronte da diversi anni – non abbia ancora ben compreso le cause della maggior parte dei disturbi d’ansia, gli psicologi attraverso numerosi studi sono riusciti a dimostrare un certo grado di correlazione tra ansia ed ambiente familiare e sociale nel quale vive la persona afflitta da tale tipo di disturbo. Non è raro che un paziente ansioso faccia riferimento al contesto familiare o a determinati modelli educativi ai quali ha dovuto sottostare. I genitori, fungendo da modello comportamentale, trasmettono ai figli la loro percezione delle situazioni ed i conseguenti schemi di comportamento. In tal modo i figli metteranno in atto le stesse interpretazioni delle situazioni e gli stessi comportamenti osservati nei genitori. Con il tempo questi schemi diventano sempre più forti e stabili. Ciò significa che se la nostra mamma o il nostro papà soffrono d’ansia ne soffriremo anche noi? No, tuttavia avere un familiare prossimo che soffre di un disturbo d’ansia implica aspetti genetico-familiari che, uniti a determinate esperienze di vita, possono portare ad una maggiore predisposizione a sviluppare una serie disturbi simili.

Quant’è diffusa l’ansia patologica?

I disturbi d’ansia sembrano essere molto comuni nella popolazione. In Italia si stima che l’ansia, in ogni sua forma, colpisca 2,5 milioni di persone ogni anno. Molti disturbi si sviluppano in età infantile e tendono a persistere se non vengono curati. La maggior parte dei comportamenti ansiosi si sviluppa più frequentemente nella popolazione femminile rispetto a quella maschile. La tendenza ad avvertire di più le emozioni negative – unita all’imposizione più o meno palese di un modello comportamentale maggiormente influenzato dalla richiesta di accondiscendenza – rendono le donne più vulnerabili all’ansia. Tuttavia i sintomi presentati non indicano differenze tra i due sessi.

Ma cos’è realmente l’ansia?

L’ansia è l’emozione che si prova quando una persona sperimenta apprensione, preoccupazione, percezione di incontrollabilità e imprevedibilità di un qualcosa che avverrà o potrebbe avvenire nel futuro. In altre parole, è ciò che si prova quando non sappiamo quale sarà l’esito certo di una situazione nel futuro. Questa incertezza porta con sé un senso di vulnerabilità nella persona, che si sente sotto “minaccia” e di conseguenza sperimenta l’ansia. Tutti nella nostra quotidianità facciamo esperienze che hanno l’ansia come emozione principale. Ad esempio, situazioni tipiche dove si può provare ansia sono: sostenere un esame o un colloquio di lavoro, avere molte incombenze durante la giornata, dovere affrontare un’operazione chirurgica etc etc. Praticamente l’ansia l’abbiamo tutti. Perché è comune a tutti? È bene sottolineare che l’ansia è una condizione che durante l’evoluzione umana è stata utile per potersi preparare in maniera adeguata a fare fronte ai pericoli presenti nell’ambiente circostante. È ciò che ha permesso all’uomo di sopravvivere fino al giorno d’oggi. Che cosa succederebbe se alla vista di un serpente velenoso non si provasse ansia? I nostri serpenti velenosi assumono, nei nostri tempi, svariate forme e l’ansia può aiutarci a fronteggiarli. Una certa dose d’ansia è dunque funzionale, ossia consente di mettere in atto strategie adeguate per superare al meglio la situazione.

Quando diventa ansia patologica?

Ci sono diversi elementi che determinano il passaggio da uno stato normale di ansia funzionale, che come abbiamo visto ci aiuta a far fronte alle situazioni, ad  a uno stato di ansia patologico. Quali? La valutazione erronea delle situazioni, individuando una minaccia anche laddove questa non corrisponde alla realtà osservata. La valutazione erronea è composta da pensieri disfunzionali “che allarmano” la persona fino a farle immaginare di correre un pericolo che oggettivamente non esiste. L’adozione di alcune decisioni che compromettono diversi aspetti della vita quotidiana: difficoltà a utilizzare i mezzi pubblici per raggiungere il posto di lavoro, disagio in luoghi ampi ed aperti. La persistenza nel tempo, che induce a pensare a pericoli futuri senza avere prove concrete che possano realmente verificarsi. Segnali in grado di scatenare risposte di paura molto più lievi rispetto a quelli percepiti dagli individui non ansiosi.

Tutti questi fenomeni descritti non ci permettono più, evidentemente, di rispondere in maniera adeguata alle situazioni di vita quotidiana che ci si presentano: l’elemento che contribuisce in maniera marcata allo sviluppo di tali condizione è lo stress. Tutti noi nasciamo con un livello di ansia basale che si innalza quando aumenta il livello dello stress fino a raggiungere una soglia, oltre la quale, può verificarsi un attacco di panico.

L’innalzamento dello stress contribuisce ad aumentare il livello di ansia percepito, fino a quando si oltrepassa la soglia e si scatena un attacco di panico.

* Psicologa

(1-continua)

Immagine- G. Fimiani -ansia
Fenomeni d'ansia sempre più diffusi
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