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di Giuseppe Ferrantino
I maestri salernitani, già dal XII secolo, rifacendosi agli insegnamenti di Galeno e della Scuola alessandrina, sostengono che per un medico è necessaria la conoscenza dell’anatomia (1) e di origine salernitana sono due brevi testi di anatomia, il primo l’Anatomia porci (Anatomia del maiale) è stato attribuito a Cofone (2) ed è della prima metà del XII secolo, (3) la seconda opera la Demonstratio anatomica e codice salernitano descripta (Esercitazione anatomica descritta in un codice salernitano) è stata attribuita a Maestro Mauro ed è una relazione redatta nella seconda metà del XII secolo. (4)
L’Anatomia porci illustra a grandi linee gli organi che si incontrano dissecando il corpo del maiale ad iniziare dalla gola. Tra questi evidenzia i grossi vasi e accenna ai capillari intesi come presenza di vasi sanguigni invisibili ad occhio nudo. (5) Il manoscritto più antico finora conosciuto di questo trattato è della seconda metà del XII secolo, il Monacensis lat. 4622, che è conservato presso la Biblioteca Statale della Baviera, è molto vicino all’epoca della prima stesura, e fa assegnare inequivocabilmente il testo a Cofone. (6)
Questo trattato nelle edizioni a stampa del 1502, 1515, 1528 e 1562, delle raccolte di opere di Galeno, compare con il titolo De anatomia parva, (7) mentre verrà pubblicato con il titolo Anatomia porci, ex traditione Cophonis da Johann Dryander nel 1537 (8) (9) e come Cophonis Anatomia porci da De Renzi nel 1853. (10)
L’altro testo anatomico di scuola salernitana è la Demonstratio anatomica ed anche in questo caso la dissezione è riferita al maiale. Gli autori citati in quest’opera sono Ippocrate, Costantino, Isacco Giudeo e Filarete. Nella Demonstratio anatomica vengono corrette alcune imprecisioni ed errate interpretazioni di Cofone. Gli organi secondo le funzioni che svolgono vengono divisi in: animati, spirituali e naturali. In particolare gli spirituali consentono il respiro ed il mantenimento del calore innato, hanno il cuore come organo principale ed altri che cooperano. Tra questi ultimi vengono descritti i grossi vasi. (11)
August W.E.T. Henschel nel 1837 nella biblioteca universitaria di Breslavia nella Slesia orientale, oggi Wroclaw in Polonia, scopre un manoscritto della fine del XII secolo che contiene 35 trattati medici di scuola salernitana, (12) tra questi vi è la Demonstratio anatomica che De Renzi pubblicherà nel secondo volume della Collectio Salernitana nel 1853. (13)
Le cognizioni anatomiche che avevano i medici del XII secolo oggi appaiono approssimative, imprecise e lacunose sia dal punto di vista descrittivo che topografico, ma gli studi di anatomia nel medioevo erano sempre effettuati su animali e non sull’uomo. (14) Cofone nella sua Anatomia porci scrisse: “le parti interne dell’organismo umano sono più simili a quelle del porco” e per questo studiò l’anatomia di questo animale e soltanto nel XIV secolo a Bologna s’incominciarono a praticare ufficialmente dissezioni di cadaveri per studiarne l’anatomia. (15) Comunque è merito dell’ambiente culturale salernitano il ritorno degli studi anatomici nel mondo occidentale attestato nel XII secolo. (16)
Relativamente alla semeiotica, dell’XI secolo è il Tractatus de pulsibus di Alfano I arcivescovo di Salerno (1015/1020 – 1085) personaggio di grande cultura letteraria e scientifica. (17) I manoscritti del trattato che sono giunti fino a noi, ad oggi conosciuti, vanno dal XIII al XIV secolo. (18) Il Tractatus de pulsibus si rifà alle opere di Galeno, presenta una classificazione dei vari tipi di pulsazioni, sui cui venivano basate le diagnosi delle varie malattie. Alfano dall’esame del polso deduce il temperamento, la condizione generale del paziente, il carattere e le passioni che lo agitano. Nella fase acuta della malattia il tipo di polso rilevato aiuta a prevedere la morte o la guarigione dell’ammalato. (19)
Del XII secolo è la Rubrica de pulsibus secundum magistrum Romualdum salernitanum. Questo il titolo di un breve trattato scoperto da Charles Victor Daremberg in un codice della Biblioteca di Vienna e pubblicato da Salvatore De Renzi nel quarto volume della Collectio Salernitana nel 1856. (20) Un codice conservato presso la Biblioteca Nazionale di Parigi (cod. lat. 18499) contiene del maestro Mauro sei commenti, cioè al Liber Hysagoge Joannitii, al Liber Phylareti de pulsibus, al Liber Theophili de urinis, al Liber pronosticorum Hyppocratis, al Liber aphorismorum Hyppocratis ed al Liber thecni Galeni. Tale corpus di testi divenne noto con il nome di Articella, così chiamata perché base dell’arte medica. Il suo uso nell’insegnamento a Salerno risale ai tempi di Maestro Bartolomeo (terzo quarto del XII secolo), fu utilizzato almeno fino al Cinquecento come manuale d’insegnamento, fu copiato e commentato nelle Università di Montpellier, di Parigi, di Bologna e nelle altre Università dell’Italia settentrionale e poi nelle nuove Università dell’Europa centrale. (21) La presenza del Liber Phylareti de pulsibus tra i testi che compongono l’Articella dimostra l’importanza attribuita allo studio dei polsi per la formazione dei medici e dei chirurghi.
Vi fu una “Lunga fase di involuzione e stagnazione” della Scuola Medica di Salerno a partire dal XIV secolo, (22) ma, gli anni che vanno dal 1522 (anno di emancipazione di Ferrante Sanseverino, al compimento del quindicesimo anno d’età, il quale fu principe di Salerno dal 1508 al 1552) (23) al 1551 (anno in cui egli lascia il Regno di Napoli per non farvi più ritorno) (24) furono un periodo di rinascita dello Studium di Salerno grazie all’impegno profuso dal principe Ferrante Sanseverino e da sua moglie Isabella Villamarino (o Villamarina), nata presumibilmente nel 1506 e morta nel 1559. (25) (26) L’influenza positiva impressa da Sanseverino sullo Studium di Salerno si protrasse anche dopo la sua fuga in Francia, infatti, nel 1557 troviamo Francesco Storella che a Salerno tiene letture sugli Analitici secondi e sulla Fisica di Aristotele, come si può evincere dal frontespizio della sua opera intitolata Libellus quo ad peripateticas. (27)
Del XVI secolo sono il De differentiis pulsuum et febrium (Sulle differenze dei polsi e delle febbri) scritto da Boccuccio Grillo intorno al 1500 (28) ed il Libellus de pulsibus & urinis (Un piccolo libro sui polsi e sull’urina) stampato a Salerno nel 1543. (29) Quest’ultimo trattato fu scritto da Paolo Grisignano figura di spicco che nel Cinquecento ridiede lustro allo Studium di Salerno. (30) Grisignano oltre ad essere Priore del Collegio Medico (31) dal 1529 al 1547 (32) e lettore presso lo Studium di Salerno fu autore anche di un libercolo, di sole sette carte, stampato a Napoli nel 1539 intitolato Paulus de Grisignano de Salerno A. et Med. humilis doctor lectori S.P.D.. Grisignano a seguito di critiche espresse da alcuni medici di Napoli scrisse una breve apologia, in cui difese la sua scelta terapeutica di effettuare una flebotomia (o salasso) (33) in una paziente che “soffriva febbre catarro sputo sanguigno ec.”. La paziente era la marchesa di Padula, Maria de Cardona, la nipote della principessa di Salerno Isabella Villamarina. (34) La sua opera più importante è stata il Libellus de pulsibus & urinis in cui, facendo riferimento alle sentenze di Ippocrate, di Galeno e di autori arabi, (35) spiegò le funzioni del cuore. A tal proposito scrisse: “Sostiene gli organi, distribuisce loro il nutrimento, li sviluppa e. mediante i vasi arteriosi, spinge il sangue a tutte le parti del corpo, non escluse le minime cavità del corpo, non escluse le minime cavità delle ossa. I nervi stessi ricevono nutrizione, spirito e moto dei vasi arteriosi”. Questo trattato del Grisignano fu conosciuto ed apprezzato in tutta Europa. (36) Giovanni Alessandro Brambilla (1728 – 1800) medico e chirurgo al servizio di Giuseppe II d’Austria, (37) autore della Storia delle scoperte fisico medico anatomico chirurgiche ritiene che “nessuno aveva meglio trattati i polsi, e con maggior esattezza e chiarezza, di Grisignano che aveva illustrato l’argomento”. (38) Il Libellus de pulsibus & urinis è importante anche perché è stato il primo libro stampato a Salerno. Lo stampatore al quale si deve il merito è stato Luigi Cilio, conosciuto come Cilius Alifanus per le opere stampate in latino e come Cilio Allifano per quelle stampate in italiano. Nel colophon (formula, che si trova alla fine dei libri più antichi a stampa e anche moderni, che riporta il nome dello stampatore e altre indicazioni relative alla stampa) (39) si può leggere Salerno 25 giugno 1543. (40) Di questa unica edizione sono sopravvissuti ventitré esemplari di cui uno è custodito presso la Biblioteca Provinciale di Salerno lascito di Salvatore De Renzi. (41) Scritto da Camillo Tesauro de Corneto è il Pulsuum opus absolutissimum in sex libros divisum (L’opera più completa sui polsi divisa in sei libri) pubblicato a Napoli nel 1594. (42) Dopo un periodo di poco più di trent’anni di splendore, corrispondenti alla parabola sanseverinesca, ricominciò quella “Lunga fase di involuzione e stagnazione” dello Studium che era iniziata a partire dal XIV secolo. (43)
Relativamente alla fisiologia dei vasi sanguigni va ricordato Domenico Cotugno (1736 – 1822), il quale a vent’anni nel 1756 si laureò in Filosofia e Medicina presso il Collegio Medico di Salerno, che in una memoria dal titolo Del moto reciproco del sangue per l’interne vene del capo presentata nel 1782 alla Reale Accademia delle scienze e belle lettere di Napoli propose la rivalutazione del sistema venoso enunciato da William Harvey nel 1628. (44)
Le prime tracce di letteratura medica che possono essere messe in connessione con Salerno appaiono nell’XI secolo ed in alcune opere di questo periodo vengono citati rimedi di natura chirurgica, come in un Passionarius, di cui Pier Damiani indica come autore Garioponto (o Guarimpoto), in cui appare una parola nuova per l’epoca come cauterizzare. (45), (46), (47) All’XI secolo risale anche un trattato anonimo conosciuto come la Practica Petroncelli (48) in cui si parla di suture e di legature di vasi sanguigni in caso di forti emorragie. (49)
Del XII secolo è la Chirurgia Practica di Ruggero di Salerno compilata intorno al 1170. (50) Il testo di Ruggero testimonia la summa dello scibile chirurgico dei secoli XI e XII (51) e rappresenta il passaggio dalla chirurgia empirica alla chirurgia scientifica. (52) Nel capitolo II del libro II l’autore descrive la sutura della vena giugulare esterna a seguito di una ferita da taglio. (53) Maestro Mauro, attivo nella seconda metà del XII secolo, (54) è l’autore del Liber de phlebotomiae. (55) Arnaldo da Napoli nella seconda metà del XIII secolo descrive la legatura dei vasi sanguigni con fili di seta nel capitolo XXIX del libro I del suo Breviarium practicae. Va rilevato che non ne parla in relazione alle emorragie. (56) L’influsso della Scuola Medica di Salerno è ravvisabile nell’opera di Arnaldo da Napoli allievo di Giovanni da Casamicciola (1210/1220 – 1282) (57), entrambi esercitarono a Napoli. (58), (59)
Nel XIII secolo compare il Regimen sanitatis salernitanum (Regola Sanitaria Salernitana) in cui sono dedicati alla flebotomia 11 aforismi nella traduzione di Fulvio Gherli del 1733 e 20 aforismi nell’edizione di Salvatore De Renzi del 1859.
Giovanni dell’Aquila nel 1491 pubblica il De phlebotomia. Egli nacque a Lanciano e insegnò a Padova e a Pisa. Si rifece alle dottrine dei maestri salernitani, in particolare al Regimen sanitatis di cui sono citati letteralmente numerosi versi. (60)
Per secoli gli ostacoli allo sviluppo della chirurgia sono stati il dolore chirurgico, le emorragie e le infezioni. (61) Per ottenere la narcosi l’etere fu usato per la prima volta in un intervento chirurgico dal dottor Crawford Williamson Long il 30 marzo 1842. (62) Per ottenere l’emostasi si usava la cauterizzazione. In passato era ottenuta riscaldando un ferro, il cauterio, su fiamma viva fino a che esso non diventava di colore rosso scuro. Per contatto diretto il cauterio, così preparato, provocava una massiccia trombosi nei vasi e quindi si aveva un potente effetto emostatico. (63) Per quanto riguarda il controllo delle infezioni delle ferite chirurgiche Joseph Lister ideatore del metodo dell’antisepsi lo rese noto nel 1867. (64)
In quanto allo strumentario chirurgico, esso era ricco e vario ma grossolano nella fattura, era costituito da coltelli, spatole, rasoi, sonde, aghi, pinze e tenaglie, uncini, cauteri, scalpelli, martelli, strumenti per estrarre le frecce, trapani, seghe ed altri ancora. (65) La chirurgia solo a partire dalla metà del XIX secolo con lo sviluppo delle tecniche di anestesia, di antisepsi e poi di asepsi, nonché del trattamento profilattico dello shock postoperatorio ha compiuto progressi notevolissimi. (66)
Si deve ad Alexis Carrel e a Rudolph Matas l’introduzione e lo sviluppo della chirurgia cardiaca e vascolare. Alexis Carrel (1873 – 1944) è ritenuto il “padre della Chirurgia Vascolare” e nel 1912 ebbe il premio Nobel per la fisiologia o la medicina “in riconoscimento del suo lavoro sulla sutura vascolare e sul trapianto di vasi sanguigni e organi”. Rudolph Matas (1860 – 1957) tra il 1888 e il 1940 aveva eseguito oltre 600 interventi tra anastomosi, riparazioni postraumatiche di arterie, suture di aneurismi, ricostruzioni delle arterie con protesi tubulari. (67)
La Società Italiana di Chirurgia Vascolare nasce il 24 gennaio 1997 e al Congresso della Società Italiana di Chirurgia Cardiaca e Vascolare di Pavia tenutosi tra il 26 ed il 29 maggio 1998 viene sancita la scissione tra le due componenti specialistiche che coesistevano dal 1967. (68)
La chirurgia vascolare è la più recente delle specializzazioni chirurgiche, la sua storia nasce negli anni ’50, del secolo scorso, in Corea quando alcuni chirurghi americani iniziarono a operare vasi sanguigni, di soldati feriti, distrutti dalle pallottole nemiche, ricostruendoli e abbandonando così la pratica dell’amputazione. Fu poi Edmondo Malan negli anni ‘60 a fondare la prima scuola italiana all’Università di Genova, dopo aver acquisito negli Stati Uniti i principi della chirurgia vascolare. Il professor Ippolito Donini, suo allievo, a sua volta fondò la Scuola a Ferrara che è stata una delle prime a sorgere in Italia nei primi anni ‘70. (69)
(1)G. Zuccolin, I chirurghi nel Trecento: formazione dottrinale e professionale, in M. Ferrari e P. Mazzarello (a cura di) Vol. III Formare alle professioni Figure della Sanità, Milano, 2010, pp. 64-65.
(2)G. Lauriello, I testi anatomici della Scuola Medica salernitana. Anatomia porci ex Cophonis libro Demostratio anatomica, Giuseppe De Nicola editore, 2011, p. 40.
(3)https://www.galenolatino.com/traduzioni.php?id=489
(4)G. Lauriello, I testi anatomici … op. cit., p. 40.
(5)Ibidem, pp. 40 – 41.
(6)Ibidem, p. 42.
(7)https://www.galenolatino.com/traduzioni.php?id=489
(8)G. Lauriello, I testi anatomici … op. cit., p. 42.
(9)https://digirepo.nlm.nih.gov/ext/kirtasbse/2232047R/PDF/2232047R.pdf
(10)https://www.galenolatino.com/traduzioni.php?id=489
(11)G. Lauriello, I testi anatomici … op. cit., pp. 45-48.
(12)G. Lauriello, Practica Brevis … op. cit., p. 9.
(13)S. De Renzi, Collectio Salernitana, Tomo II, Napoli 1853, pp. 391-401.
(14)G. Lauriello, I testi anatomici … op. cit., p. 49.
(15)G. Penso, La medicina medioevale, Ciba-Geigy Edizioni, 1991, pp. 90-91.
(16)G. Lauriello, I testi anatomici … op. cit., p. 49.
(17)https://www.treccani.it/enciclopedia/alfano-arcivescovo-di-salerno/
(18)P. Capparoni, Il “Tractatus de pulsibus” di Alfano I° Arcivescovo di Salerno (Sec. XI), Istituto Nazionale Medico Farmacologico “Serono”, 1936, p. 9.
(19)https://scuolamedicasalernitana.cultura.gov.it/indexa65e.html?it/98/maestri
(20)S. De Renzi, Storia documentata della Scuola Medica di Salerno, Ripostes 2004, p. 323; S. De Renzi, Collectio Salernitana, Tomo IV, 1856, pp. 413-414.
(21)P. O. Kristeller, La Scuola medica di Salerno secondo ricerche e scoperte recenti, Centro Studi e Documentazione della Scuola Medica Salernitana – Quaderni 5 – Salerno 1980, p. 6 e ss.
(22)A. Musi, Stato moderno e professione medica nel Mezzogiorno: la lunga stagnazione della Scuola Medica Salernitana, Rassegna Storica Salernitana, 1987, A. IV, n. 1 (7), pp. 111-112.
(23)L. Addante, Sanseverino Ferrante, Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 90 (2017) https://www.treccani.it/enciclopedia/ferrante-sanseverino_(Dizionario-Biografico)/
(24)C. Carucci, D. Ferrante Sanseverino principe di Salerno, Salerno 1899, p. 49.
(25)E. Novi Chavarria, Villamarino Isabella, Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 99 (2020) https://www.treccani.it/enciclopedia/isabella-villamarino_%28Dizionario-Biografico%29/
(26)G. D’Angelo, Premessa all’Opera Un passato prestigioso da ricordare, in V. Bonani, Paolo Grisignano Priore della Scuola Medica Salernitana, 2022, p. 18.
(27)L. Capo, Francesco Storella, professore negli studi di Salerno e Napoli, e il dibattito cinquecentesco sul rapporto tra Filosofia, Astrologia e magia, Salternum, Anno XXIV, n. 44-45, p. 169.
(28)S. De Renzi, Storia documentata … op. cit., pp. 591.
(29)Ibidem, pp. 594-595.
(30)V. Bonani, Paolo Grisignano … op. cit., p. 61;
(31)Il Collegio Medico salernitano, istituzione autonoma rispetto allo Studium, prende una forma definitiva nella seconda metà del Quattrocento. Esso era deputato a conferire i privilegi (oggi diremmo diplomi di laurea) in Filosofia, in Medicina, in Filosofia e Medicina ed in Chirurgia. Fonte: A. Musi, Il Collegio Medico Salernitano in età moderna, in M. Pasca (a cura di), La Scuola medica salernitana: storia, immagini, manoscritti dall’XI al XIII secolo, Napoli, Electa, 1988, p. 29.
(32)A. Sinno, Cronologia dei Priori dell’Almo Collegio Salernitano [1473-1812], in Archivio Storico della Provincia di Salerno, Anno II, Fasc. IV, Salerno 1922, pp. 283-284.
(33)La flebotomia (o salasso) nel Medioevo fu utilizzata per il trattamento della maggior parte delle patologie, tra cui la peste, la lebbra e la tubercolosi. Durante il Rinascimento tale pratica fu promossa da importanti medici dell’epoca, ma con il passare del tempo la sua efficacia divenne sempre più controversa. Fonte: https://mohre.it/il-salasso-nella-medicina-da-ippocrate-a-oggi/
(34)S. De Renzi, Storia documentata … op. cit., pp. 595.
(35)V. Bonani, La città che non conosci!, 2021, pp. 192 e 195.
(36)V. Bonani, Paolo Grisignano … op. cit., pag. 135 e 138.
(37)U. Baldini, Giovanni Alessandro Brambilla, Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 13 (1971) https://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-alessandro-brambilla_%28Dizionario-Biografico%29/
(38)V. Bonani, La città … op. cit. p. 194.
(39)https://www.treccani.it/enciclopedia/colofone_res-0dfc9237-962b-11de-baff-0016357eee51/#:~:text=(o
(40)V. Bonani, Paolo Grisignano … op. cit., pp. 185-186.
(41)Ibidem, p. 254.
(42)S. De Renzi, Storia documentata … op. cit., pp. 598.
(43)A. Musi, Stato moderno … op. cit., p. 111.
(44)L. Premuda, Cotugno, Domenico, Dizionario Biografico degli Italiani – volume 30 (1984) disponibile in https://www.treccani.it/enciclopedia/domenico-cotugno_%28Dizionario-Biografico%29/.
(45)P.O. Kristeller, La Scuola di Salerno Il suo sviluppo e il suo contributo alla storia della scienza, Appendice al fascicolo I-IV Rassegna Storica Salernitana, 1955, p. 15.
(46)https://scuolamedicasalernitana.cultura.gov.it/index0d11.html?it/98/maestri&pag=7
(47)Cauterizzazione: applicazione chirurgica del cauterio per distruggere verruche, condilomi, piccoli tumori superficiali, ecc., oppure per sezionare tessuti non delicati (legamenti) o piccoli organi da asportare (appendice) in modo assolutamente sterile e senza sanguinamento.
Fonte https://www.treccani.it/vocabolario/cauterizzazione/ Inoltre, può avere un potente effetto emostatico. Fonte: G. Lauriello, Magister Ruggiero di Frugardo Post mundi fabricam Manuale di chirurgia, Editrice Gaia, 2011, p. 268.
(48)E. D’Angelo, Scuola Medica Salernitana, Federiciana (2005) https://www.treccani.it/enciclopedia/scuola-medica-salernitana_%28Federiciana%29/
(49)E. Alfinito, La chirurgia, in M. Pasca (a cura di) La Scuola medica salernitana storia, immagini, manoscritti dall’XI al XIII secolo, Electa Napoli, 2005, p. 122.
(50)I. Zamuner, Ruggero, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Vol. 89, 2017, p. 224.
(51)G. Lauriello, Magister Ruggiero di Frugardo Post mundi fabricam Manuale di chirurgia, Editrice Gaia, 2011, p. 19.
(52)G. Lauriello, Il Post Mundi Fabricam di Ruggiero salernitano in La Scuola di Salerno e la sua Chirurgia, Giuseppe de Nicola Editore, 2017, p. 11.
(53)G. Lauriello, Magister Ruggiero … op. cit., p. 101.
(54)S. De Renzi, Storia documentata … op. cit., p. 493.
(55)Ibidem, p. 333.
(56)S. De Renzi, Collectio Salernitana, Tomo I, 1852, p. 353.
(57)https://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-da-casamicciola_(Dizionario-Biografico)/
(58)https://www.academia.edu/53641518/Giovanni_da_Casamicciola_Ed_il_Breviarum_PractIcae_di_Arnaldo_da_Napoli
(59)G. Lauriello, La chirurgia di emergenza nella Salerno medievale in La Scuola di Salerno e la sua Chirurgia, Giuseppe de Nicola Editore, 2017, p. 21.
(60)https://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-dell-aquila_%28Dizionario-Biografico%29/
(61)D. Lippi, Introduzione a Consilioque manuque la chirurgia nei manoscritti della Biblioteca Medicea Laurenziana, Mandragora, 2011, p. 13.
(62)https://www.focus.it/cultura/storia/anestesia-addio-dolore#:~:text=Con
(63)G. Lauriello, Magister Ruggiero … op. cit., p. 268.
(64)https://www.treccani.it/enciclopedia/joseph-lister_(Dizionario-di-Medicina)/
(65)G. Lauriello, La chirurgia di emergenza … op. cit., p. 22.
(66)https://www.treccani.it/enciclopedia/chirurgia/
(67)https://www.treccani.it/enciclopedia/chirurgia-cardiaca-e-vascolare_(Enciclopedia-della-Scienza-e-della-Tecnica)/
(68)https://sicve.it/la-storia/
(69)https://www.unife.it/it/notizie/2023/vita-universitaria/scuola-chirurgia-vascolare
Clisteri conservati nel Museo delle Arti Sanitarie e Storia della Medicina a Napoli (Foto di G. Ferrantino)