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di Giuliano D’Antonio*
Nel momento di confusione politica generale che stiamo attraversando in Italia – ma anche in non pochi altri Paesi dell’occidente democratico – sembrano, purtroppo, scivolare in secondo piano problematiche cruciali per il futuro immediato della popolazione mondiale. Sono passati oltre tre anni dalla sottoscrizione dell’Agenda 2030 e dalla messa a fuoco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile. Non si può dire che non sia successo nulla. Ma è anche vero che – sebbene non manchino iniziative di tutto rispetto intraprese in varie parti del mondo – si è sostanzialmente arenato ogni significativo progresso in materia di cambiamento climatico. Anzi, in questo specifico caso bisogna evidenziare una serie di contrasti che di fatto paralizzano un percorso che appare indispensabile compiere in tempi piuttosto brevi per evitare conseguenze ancora peggiori di quelle già oggi certe. Come segnala l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) – che riunisce oltre 220 tra i più importanti soggetti dell’economia e della società italiana – il recente Rapporto sui Rischi Global del World Economic Forum, sottolinea che “il moltiplicarsi di eventi naturali estremi e di tensioni socio-politiche rendono molto incerto anche il futuro economico globale, con ripercussioni gravi sull’occupazione e il benessere di milioni di persone”. Come pure “i fenomeni migratori, in netta crescita anche per cause legate al deterioramento delle condizioni ambientali, continuano a provocare la morte di migliaia di persone e mettono a dura prova la collaborazione internazionale e la solidarietà tra gruppi sociali”.
Se, poi, restringiamo il campo di analisi all’Italia rimangono sul tappeto interrogativi strategici che non trovano, purtroppo, ancora risposta o – almeno- un accenno di risposta. A cominciare dall’appostamento degli investimenti pubblici e dal necessario dialogo operativo tra le due parti in campo (pubblico-privato).
Diventa, quindi, molto importante l’iniziativa che l’ ASviS ha organizzato il 27 febbraio prossimo – “La politica italiana e l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. A che punto siamo?”, Camera dei Deputati 9:30/13:30 – proprio perché consentirà di entrare nel merito di questioni evidentemente relegate in ambiti residuali dalle forze politiche sempre pronte a ripescarle nell’imminenza delle campagne elettorali. La scadenza del rinnovo del Parlamento Europeo potrebbe, invece, essere l’occasione per uscire dalla navigazione a vista tra le polemiche quotidiane dello scontro tra maggioranza e opposizione ed affrontare con sguardo ampio ed in una prospettiva transnazionale quelle che sono vere e proprie emergenze sociali, ambientali, economiche.
Come già accennato altre volte, dal nostro punto di vista, esiste una priorità invalicabile che si configura nell’esigenza di avviare una capillare operazione di sensibilizzazione e informazione delle popolazioni in tutti i Paesi (avanzati e non). Se non si prende pienamente coscienza del disastro verso il quale stiamo tutti insieme viaggiando a velocità stratosferica, la capacità di pressione sulle forze politiche e le Istituzioni non raggiungerà mai risultati concreti e significativi. La mobilitazione democratica dal basso è l’unica leva in grado di produrre risultati a prescindere dagli orientamenti dei governi che si avvicendano alla guida dei vari Stati.
La sensazione è che siamo davvero molto lontani da questo primo e fondamentale obiettivo.
*Presidente Fonmed (Fondazione Sud per la Cooperazione e lo Sviluppo del Mediterraneo)
(Fonte: asvis.it/ 05.02.2019)
Giuliano D'Antonio