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Il 72% degli italiani attende un impegno forte per raggiungere gli Obiettivi dell’Agenda 2030.
“Acceleriamo la transizione allo sviluppo sostenibile”
Le principali organizzazioni imprenditoriali, tutte appartenenti all’ASviS, indicano al Governo le azioni più urgenti da mettere in campo

di Giuliano D’Antonio*

Nei giorni scorsi ha preso forma un’iniziativa molto importante non solo dal punto di vista dei contenuti, ma anche del metodo. Le imprese e il mondo della finanza hanno chiesto al Governo “di accelerare la transizione dell’Italia alla sostenibilità e di aprire un tavolo di lavoro su questo tema presso la Presidenza del Consiglio”. Per la prima volta “le dieci associazioni imprenditoriali più rappresentative, tutte aderenti all’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile – spiega una nota di sintesi dell’ASviS – hanno indicato in un documento congiunto le linee di azione necessarie per accelerare il passo verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, firmata dai 193 Paesi dell’Onu nel settembre 2015”. Nel documento sono indicati “gli interventi necessari per creare un contesto idoneo allo sviluppo sostenibile, per accelerare il decoupling tra crescita economica e pressione ambientale, per affrontare la dimensione sociale della transizione ecologica del sistema produttivo, per favorire lo sviluppo dei territori e la loro resilienza e per promuovere un modello economico orientato allo sviluppo sostenibile”.

Il sentiment della popolazione.

Secondo una recente indagine di Eumetra “il 72% delle persone ritiene che le imprese dovrebbero occuparsi seriamente di sostenibilità e il 67% ritiene giusto che le imprese, di qualsiasi dimensione (ma soprattutto le grandi), tengano conto degli Obiettivi di sviluppo sostenibile anche se ciò dovesse significare un aumento dei prezzi dei prodotti o dei servizi. Tuttavia, permane un bel po’ di scetticismo: infatti, il 48% degli italiani pensa che le imprese si occupino di sviluppo sostenibile perché hanno qualcosa da farsi perdonare, mentre il 38% ritiene che occuparsi di sostenibilità sia nell’interesse dell’impresa stessa”. E ancora: gli intervistati ritengono “che un’impresa impegnata per lo sviluppo sostenibile dovrebbe avere le seguenti caratteristiche: essere seria nell’affrontare questi temi (75%), trattare bene i clienti (71%) e i dipendenti (73%), assicurare la qualità dei prodotti (73%), rispettare l’ambiente in tutte le attività (73%), essere attenta ai temi sociali (70%), al territorio in cui opera (73%) e all’uguaglianza di genere (66%)”. Dal punto di vista dell’impegno percepibile su questi temi, “i settori più apprezzati sono quello alimentare, automobilistico, farmaceutico, della grande distribuzione e dei mezzi d’informazione, mentre i settori bancario, energetico e delle imprese di telefonia sono considerati meno impegnati per la sostenibilità”.

Il commento dell’ASviS.

“L’Agenda 2030 – ha sottolineato il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini – riconosce alle imprese e alla finanza un ruolo fondamentale ed è evidente il cambiamento culturale che sta avvenendo, anche in Italia. Il nostro Paese è ricco di aziende virtuose rispetto allo sviluppo sostenibile, ma questo non vale ancora per il sistema nel suo complesso, anche per l’assenza di politiche adeguate. Il documento unitario elaborato grazie all’ASviS dà un segnale forte al Governo e alle altre istituzioni. Ora, però, bisogna passare ai fatti e ci auguriamo che il Presidente del Consiglio convochi quanto prima il tavolo proposto dalle associazioni, anche in vista della preparazione della prossima Legge di Bilancio”.

*Presidente Fonmed (Fondazione Sud per la Cooperazione e lo Sviluppo del Mediterraneo)

(Fonte: asvis.it/ 28.05.2019)

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