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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

“Taccuini di appunti” di Marguerite Yourcenar, riflessioni sempre valide e attualissime in un contesto degenerante.
A proposito di memorie (di Adriano) e non solo di citazioni
“Qualunque cosa si faccia, si ricostruisce sempre il monumento a proprio modo; ma è già molto adoperare pietre autentiche”.

“Tutto ci sfugge. Tutti. Anche noi stessi. La vita di mio padre la conosco meno di quella di Adriano. La mia stessa esistenza, se dovessi raccontarla per iscritto, la ricostruirei dall’esterno, a fatica, come se fosse quella di un altro. Dovrei andar in cerca di lettere, di ricordi d’altre persone, per fermare le mie vaghe memorie. Sono sempre mura crollate, zone d’ombra”, (“Taccuini di appunti”, Marguerite Yourcenar, in seguito a “Memorie di Adriano”, Einaudi, edizioni più recenti). “Il che non significa affatto, come si dice troppo spesso, che la verità storica sia sempre e totalmente inafferrabile; accade della verità storica né più né meno come di tutte le altre: ci si sbaglia, più o meno”, (op. cit.).

“Non perder mai di vista il grafico di un’esistenza umana, che non si compone mai, checché si dica, d’una orizzontale e due perpendicolari, ma piuttosto di tre linee sinuose, prolungate all’infinito, ravvicinate e divergenti senza posa: che corrispondono a ciò che un uomo ha creduto di essere, a ciò che ha voluto essere, a ciò che è stato”, (op. cit.). “Fare del proprio meglio. Rifare. Ritoccate impercettibilmente ancora questo ritocco. Correggendo le mie opere, – diceva Yeats -, correggo me stesso”, (op. cit.).

Questa sequenza di citazioni può essere molto utile, ma dipende, in ogni caso, dalle modalità psicologiche che prendono il sopravvento nel momento dell’analisi. Se si applicano alla “rilettura” di quanto ci accade o a fatti che sono accaduti o stanno accadendo, ci indirizzano, a mio parere, sul sentiero più vicino allo sforzo di guardare con serenità alle cose senza pregiudizi o errori di visione predeterminata. D’altro canto lo sforzo maggiore, per tutti a pensare bene, è sempre quello di non lasciarsi prendere in nessun caso (ma non è proprio facile) dalle malinconie, dalle nostalgie, dalle prevalenti imposizioni, in qualche modo, sentimentali, che, alla fine, però, risultano quasi sempre dominanti ed efficacemente condizionanti rispetto alla decisioni che proveremo a rendere – è nella nostra natura prevalente – quasi sempre, “assolute” e  “incontestabili”.

Come si applica tutta questa premessa alla “materia”, che non è affatto letteraria e che diventa prevalente rispetto al resto del ragionamento che speriamo di sviluppare? In realtà nasce dall’idea che, ormai, siamo di fronte a un cambio di approccio strutturale a quanto sta accadendo intorno a noi. Purtroppo, la linea di riferimento è sempre più “precisa”: l’Occidente e tutte le altre aree geografiche, per essere chiari, ora pongono in primissimo piano l’interesse primario molto più di prima: nel perimetro della sopravvivenza ciascuno proverà fino alla fine a salvare, come si dice, la faccia e la cosiddetta coerenza fin qui mostrata e proposta, ma prima ancora le proprie specifiche ragioni economiche prevalenti. Su questo “scoglio” si areneranno – e già in parte si sono arenate –  molte e molte questioni essenziali per i singoli Paesi e per tanta parte delle alleanze e dei territori chiamati ad interagire.

Per queste motivazioni le citazioni iniziali di questa riflessione sono sostanziali per collocare nell’esatta sequenza il ragionamento che si è tentato di mettere in campo. Forse è il momento di non perdere di vista, anche se non è facile, la verità alla base di quanto sta accadendo: “Qualunque cosa si faccia, si ricostruisce sempre il monumento a proprio modo; ma è già molto adoperare pietre autentiche”, (op. cit.).

Ma, forse, non ne siamo capaci.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

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