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Il Punto di Arpocrate di Pasquale Persico/Il Ponte sullo Stretto, il linguaggio che manca ancora ai Ministri.

Il concetto di macroregione euromediterranea – sposato dal Pnrr – è poggiato sull’idea di una grande area vasta che abbraccia parte dell’Asia, gran Parte dell’Europa e una parte non secondaria dell’intera Africa. In questa visione il Mezzogiorno non è più regione separabile dal Nord dell’Italia, e l’infrastruttura ponte sullo Stretto ha bisogno di un altro linguaggio per essere portata all’attenzione generale, in termini di tassello di una’infrastruttura complessa di città arcipelago molto più articolata. Questo ragionamento era, forse, in qualche modo, estraneo al Ministro Giovannini e l’attuale Ministro eredita tutto il linguaggio della valutazione del Progetto Ponte sullo Stretto (e viene ampliata, ancor più, la comunicazione sul tema dell’approccio tecnologico allo sviluppo). E’ trascurato il tema della sussidiarietà profonda orizzontale, necessaria,  per parlare di città arcipelago metropolitano che va da Gioia Tauro a Siracusa, che, invece, meriterebbe una visione approfondita. Questa visione, pur presente negli studi sull’Alta Velocità, non solo esalterebbe la capacità di questa infrastruttura complessa di intrecciare storie di una nuova mappa del territorio come geografia delle emozioni, ma disegnerebbe anche la  prospettiva concreta di nuovi intrecci di urbanità a civiltà plurale. Questo sforzo significativo di guardare al futuro dell’Europa del Nord con uno sguardo nuovo alla Via della Seta ed alla Via del Cotone, condurrebbe il Governo ad adottare un altro linguaggio sulla necessità del Ponte. Esso sarebbe   parte di una infrastruttura complessa che si avvantaggia di porti ed aeroporti dell’arcipelago metropolitano visibile con più chiarezza risalendo su l’Etna, considerandolo un vulcano buono e lungimirante.

Apparirebbe al nuovo Ministro ciò che non è stato visibile per il precedente Ministro, ma che  rischia di scomparire con l’attuale Governo, e mi riferisco al concetto di ecosistema largo di innovazione, specie dopo il trasferimento dell’Agenzia della Coesione presso Palazzo Chigi. Questo concetto è basato sulla polifonia dei luoghi che parlano del loro potenziale territoriale sia dal punto di vista geomorfologico che delle attività che lo hanno attraversato e lo sorreggono (adesso). Esso porrebbe il ministro ed il governo nelle condizioni di leggere senza riserve mentali la possibile nuova pianificazione, poco gerarchica e più libera di costruire scenari di senso connessi al potenziale della macroarea euro-Med.

Forse, Salvini ha ascoltato Giovannini che in altri tempi aveva percepito dal  filosofo Masullo, a proposito di Giordano Bruno, che la passione per la conoscenza può portare al rogo, ed ha preferito soffermarsi sui temi della valutazione di impatto del solo progetto ponte.

Siamo in una fase storica in cui le connessioni tra città in metamorfosi e città di passaggio sono state poco indagate dalle tematiche urbanistiche ancora troppo chiuse nella progettazione dei singoli comuni. Il territorio non è visto come nuova enciclopedia, ed anche  come federazione di luoghi ad urbanità aperta, ricchi di capacità innovative  che non sapevano di avere, ed ancora come ricchezza interiore degli abitanti e delle imprese. Tutti questi luoghi potrebbero essere capaci, finalmente (perché chiamati), di guardare lontano per dare densità al loro vivere nella città arcipelago pensata e desiderata.


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